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Inceneritore, terra
di nessuno

Il giorno X è il 12 marzo. Lo stesso giorno dell’impianto di biostabilizzazione di Pace. Diversa è, ovviamente, la cifra messa a disposizione dalla Regione. Quattrocentomila euro, contro i 12 milioni di Pace. Ma comunque una somma utile per portare avanti un lavoro che segnerà un passaggio storico nella zona falcata. Nel giorno X, insieme alla gara per il nuovo impianto di biostabilizzazione, si chiuderà la gara d’appalto per la demolizione dell’inceneritore di San Raineri. La seconda parte dei lavori, dopo quelli realizzati tre anni fa che lo hanno ridotto nelle dimensioni ma non lo hanno cancellato dalle fotografie.

Oggi si presenta così, questo prezioso reperto di archeologia industriale o ecomostro, a seconda dell’angolazione da cui lo si definisce. Mancano passerelle e pedane di ferro, rubacchiate nel tempo. Ci sono, in compenso, resti di cavi elettrici, tagliati in mezzo per portar via il rame. Ce ne sono centinaia di metri, potrebbero far parte di quei cavi rubati poche settimane fa proprio a San Raineri durante i lavori di sistemazione della strada. Nella struttura ci sono ancora parti ben conservate, anche se il grosso è già stato vandalizzato, danneggiato, rubato nel corso del tempo.

Ieri mattina è iniziata la serie di sopralluoghi delle ditte interessate a partecipare alla gara che prevede la demolizione di due dei tre corpi rimasti. Non c’è, invece, lo specifico riferimento a due camere di postcombustione che sul piano teorico dovrebbero restare in piedi. Ma gran parte della struttura verrà comunque demolita nel giro di quattro, cinque mesi.

C’è anche chi qui dentro ha trovato un rifugio sicuro. Un letto con tanto di coperte, cuscino e lenzuola, è nascosto tra una camera di combustione e l’altra. In giro ci sono altre coperte, forse utilizzate occasionalmente. Intorno, nelle vecchie mura della cittadella, abitano decine di persone. Ci sono vecchie officine trasformate in vere e proprie casette, con tanto di chiusure più o meno sicure e lucchetti.

C’è un mondo sommerso che si muove in questi spazi. Stranieri, tanti. Ma anche tanti italiani senza fissa dimora. Che hanno trovato un posto sicuro nella parte più antica della città. Un luogo dimenticato, il cui recupero passa inevitabilmente dagli interventi di demolizione di ciò che nel tempo, chissà perché, in questi spazi è stato creato. 

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