Doveva essere dato un segnale e quel segnale è arrivato. Nel Pd messinese è ancora Francantonio Genovese a fare la voce grossa. Dopo le stucchevoli polemiche della vigilia (più seggi, gazebi da collocare qua o là, sezioni da spostare), ieri le primarie per il segretario regionale del Partito democratico hanno offerto un dato messinese in evidente controtendenza con i risultati registrati ovunque in Sicilia. I numeri della città sono eloquenti: Fausto Raciti, che da ieri è il nuovo segretario regionale del Pd, a Messina si è fermato al 17,19%, appena 489 voti, nonostante al suo fianco ci fossero due aree politiche, i renziani e i cuperliani. Si pensi che alle primarie nazionali il solo Cuperlo aveva ottenuto 775 voti. Ma più che il calo generale dell’affluenza (dai 3.530 votanti dell’8 dicembre si è passati a 2.845) a far la differenza con l’8 dicembre scorso è stata la mobilitazione massiccia delle truppe di Genovese, che si sono mosse compatte per Giuseppe Lupo. Il quale ha raccolto 2.079 voti, un 73,08% bulgaro in perfetto stile “genovesiano”. Antonella Monastra, candidata dei civatiani, si è fermata a 277 voti (9,74%). Non c’è stato, è evidente, l’effetto traino del voto d’opinione delle nazionali, che vedevano in campo big conosciuti e mediatici come Renzi, Cuperlo e Civati. Le primarie regionali, invece, presentavano una competizione tra personaggi meno noti al “grande pubblico”. A muoversi, dunque, sono stati in maggior numero gli elettori di struttura o, come si ama dire ultimamente, d’apparato. E in questo campo le truppe di Genovese e dei democrats a lui più vicini (tra cui i consiglieri comunali più eletti) sono imbattibili.