«Voglio rassicurare i messinesi: ho l’incarico specifico di ricomporre i contenziosi. Troveremo una soluzione che restituisca alla città una porzione di territorio da gestire in modo completamente diverso rispetto all’ab - bandono che ho visto oggi». In una giornata incupita sotto una coltre di nuvole nere, le parole del nuovo commissario dell’Ente Porto Emanuele Nicolosi arrivano come un raggio di sole a squarciare decenni di oscurità, immobilismo, pantani politici e burocratici che hanno ingoiato, depredato, mortificato una delle porzioni più belle del centro urbano. Quella falce naturale adagiata sullo Stretto, vittima –e con essa tutti i messinesi –di scellerati comportamenti, a vario livello consumatisi, in senso omissivo e commissivo. L’alto dirigente regionale, braccio destro dell’assessore alle attività produttive Linda Vancheri, ha formalmente un mandato semestrale di commissario ad acta, ma è già evidente la differenza con quanto è stato lasciato fino a ieri alle possibilità del commissario uscente, lo stimato ingegnere messinese Bruno Manfrè, responsabile locale dello staff regionale di protezione civile. Ieri Nicolosi ha passato la giornata negli uffici di via Vittorio Emanuele, spulciando montagne di carte e redigendo a stretto giro una relazione trasmessa al presidente Crocetta e all’assessore Vancheri. Il quadro era quello di un Ente in coma, vivo ma di fatto paralizzato, immobilizzando con esso la gestione di quei famosi 144.000 metri quadri ancora oggi sub iudice, “contesi” con l’Autorità Portuale e il Comune.