L’insabbiamento del Porto di Tremesteri sta creando problemi e tanto imbarazzo. L’approdo a sud è, per il momento, off limits per i mezzi pesanti, costretti a servirsi degli imbarchi della Rada San Francesco e della Marittima con pesanti ripercussioni sulla viabilità cittadina. Il motopontone della Ditta Scuttari, già impiegato in passato per asportare la sabbia dai fondali per garantire in sicurezza l’attracco delle navi, sulla carta è pronto per eseguire i lavori. In poco meno di un paio di settimane dovrebbe essere in grado di liberare i due scivoli dell’approdo dopo le sciroccate dei giorni scorsi. Ma al di la dell’emergenza, serve un piano sicuro che impedisca il reiterarsi di queste situazioni. Il completamento del braccio protettivo del porto di Tremesteri potrebbe limitare i disagi, ma non risolvere del tutto il problema. In questo contesto, i limiti strutturali potrebbero essere mitigati dall’ultimazione dell’opera. Manca la valutazione di impatto ambientale, attesa per la prossima estate, da parte del ministrero preposto sul progetto definitivo da 80 milioni del 2010, appalto che si è aggiudicato l’impresa veneta Coedmar. Assicurata ieri a Roma una corsia preferenziale per snellire l’iter burocratico. Ma in attesa di quello che sarà, serve guardare all’immediato. Intanto la sabbia accumulata nel Porto di Tremesteri, come auspicato dall’ingegnere Bruno Manfrè della protezione civile, potrebbe essere utilizzata altrove a protezione del litorale, nella fattispecie a Galati a tutela delle case Raciti, del campo comunale di calcio e di una falegnameria, cicliclamente devastati quando il vento di scirocco gonfia il mare. Per il ripascimento, il consigliere Carlo Dainotta ha, invece, proposto di recuperare la sabbia dispersa nelle vie della frazione. Una soluzione pratica, nella speranza, ovviamente, che sia anche efficace.
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