Da quel pomeriggio tremendo dell’1 ottobre 2009, quando il fango uccise 37 innocenti tra Giampilieri e Scaletta, sono passati 52 mesi. Più di 4 anni di lavori frenetici per mettere in sicurezza colline sotto cui da millenni vivono migliaia di messinesi. Ieri mattina a Giampilieri, il percorso di ricostruzione del borgo ha vissuto il suo momento emotivamente più intenso: l’attesa accelerazione da parte del Genio Civile, nell’unico appalto che ha accumulato pesanti ritardi, con il riavvio dei 25 interventi di demolizione fermi da ottobre: un totale di 46 abitazioni. Tutte espropriate, le indennità pagate con qualche eccezione ancora, per consentire la costruzione della gran parte di quel Canale fugatore da monte al torrente, progettato per assicurare il convogliamento totale delle acque dell’intera cintura collinare. Il tutto secondo calcoli di portata che hanno tenuto conto dell’evento dell’1 ottobre e perfino di ipotesi più estreme. Per la gente di Giampilieri ieri è stato un misto difficilmente districabile di emozioni diverse ed anche contrapposte, la sensazione di qualcosa che inevitabilmente ti muore dentro, legato per alcuni al ricordo di chi non c’è più, e per tutti a una vita che non sarà più la stessa, ed al contempo l’urgenza di ogni uomo a prescindere dalla sua età: un bisogno di rinascita dai drammi che funestano la vita.