Un’analisi approfondita, l’ennesima, sulla gestione dei rifiuti in città, ha portato l’amministrazione a ipotizzare la costituzione di una nuova società per tentare di raddrizzare un servizio sempre in emergenza. Un’azienda non più partecipata ma diretta dipendente del comune. Con Messinambiente è diventato difficile, se non impossibile, e allora l’orientamento sembrerebbe quello di scioglierla. Di questo si è discusso fino a notte fonda a Palazzo Zanca nel corso di una riunione dei servizi alla quale hanno preso parte i vertici dell’esecutivo di Palazzo Zanca, con in testa sindaco e vice sindaco, e i responsabili del servizio di raccolta e smaltimento. Allo studio le modalità per far nascere la nuova società in modo indolore, senza creare interruzione nel servizio mentre la precedente, viene avviata al processo di scioglimento. Operazione non facile, soprattutto perché c’è da salvaguardare i livelli occupazionali. I dipendenti di Messinambiente, 532 allo stato attuale, dovrebbero quindi transitare nella nuova società. Per individuarla, in fase di elaborazione il bando di gara da esperire. Nel frattempo Messinambiente continua ad operare e quando avverrebbe il passaggio, inizierebbe il lento e inesorabile processo verso la sua conclusione. Operazione questa non delle più semplici poiché la società di via Dogali deve far fronte a un monte debiti che si aggira sui 45 milioni. Una cifra enorme alla quale il commissario liquidatore dovrà far fronte con i crediti, il cui ammontare si aggira sui 40 milioni. Ed è sull’esigibilità di questi ultimi che si gioca la grande partita. Messinambiente, infatti, per poter onorare i debiti contratti con l’erario e i fornitori, deve prima riscuotere 14 milioni dall’Ato 3, oltre i 18 dell’ormai famoso contenzioso con lo stesso ente. 4 milioni e mezzo, invece, deve riceverli dal comune di Messina, 3 milioni, infine, da quello di Taormina.