Ci sta tutto. Le critiche, i dissensi, le proteste, le lucide analisi sugli immancabili disagi, le proposte alternative. Ma la frase più stupida, sentita nel giorno del “battesimo” del nuovo grande spazio pedonale cittadino, è quella di chi dice: «Con tutti i problemi che abbiamo, ci mancava l’isola pedonale». Un’affermazione insulsa per una serie di ragioni. 1) Cosa c’è di più prioritario della qualità della vita? E che senso ha raffrontare le varie emergenze di carattere economico e sociale con il tentativo di adeguare Messina agli standard di mille altre città italiane ed europee? 2) È proprio in tempi di crisi, come l’attuale, che le isole pedonali possono rappresentare occasioni preziose anche sul fronte del rilancio della città. Tocca ai commercianti e agli operatori economici inventare proposte innovative, suscitare attenzione e curiosità, attrarre con offerte serie, fidelizzare sempre più i propri clienti (già ci sono esercenti che hanno deciso di pagare agli avventori più affezionati il costo dei parcheggi fuori dal quadrilatero o anche i biglietti del tram e le eventuali corse in taxi). 3) Da una città a misura di famiglie, di anziani, bambini e diversamente abili tutti, alla fine, traiamo benefici. Anche il più incallito degli automobilisti. Anche il più testardo degli adepti del culto dell’auto da posteggiare fin quasi dentro le vetrine. Perfino i tanti nichilisti che non credono a nulla e ripetono sempre lo stesso ritornello “A Messina no, inutile provarci”. Perché a Messina non dovrebbe funzionare? L’esperimento avviato ieri va in direzione esattamente contraria ai “luoghi comuni”e alla rassegnazione. Tra tanti mugugni, abbiamo visto anche molti volti felici e sorridenti, sentito commenti aperti alla speranza e al futuro anche da parte di quei messinesi che non hanno votato l’attuale amministrazione comunale. E questo è un altro degli equivoci da sgombrare. L’isola pedonale non è di sinistra o di destra, essere favorevoli o contrari non significa passare automaticamente sul carro degli “accorintiani” o sul fronte opposto. Chiedere spazi vivibili è una questione di buon senso e di civiltà. Potrebbe essere lungo l’elenco delle cose da sistemare e da modificare, ma ieri è stato messo un punto fermo, dopo decenni di stucchevoli balletti verbali. Si è sempre detto “vanno bene le isole, ma prima ci vogliono i parcheggi”. Bene, ora i parcheggi ci sono, seppur non nella dotazione che vorremmo. Ma l’immagine dell’autosilo Cavallotti per la prima volta in assoluto pieno fino alla quarta rampa, unita a quella del “fosso” di via La Farina (dove la costruzione di un multipiano sarebbe essenziale per la città) è forse il dato maggiormente positivo dell’intera giornata. Si è anche detto “sì, ma senza controlli, non può riuscire”. Bene, ieri la polizia municipale si è mobilitata, agendo con rigore ma anche con quella dose di tolleranza richiesta quando s’introducono novità destinate a modificare radicalmente inveterate abitudini. L’auspicio è che i vigili urbani, pur alle prese con le annose carenze d’organico, possano assicurare tale presenza anche nelle prossime settimane. Si è detto, “l’isola pedonale favorisce alcune aree ma ne penalizza altre”. E questo è in parte vero, perché il traffico, con tutto ciò che comporta (inquinamento acustico e atmosferico) si concentra su alcune vie, creando gravi disagi. È qui che bisogna intervenire, tenendo però sempre presente che l’obiettivo di un’isola pedonale non è quello di aumentare ma di far diminuire il traffico veicolare diretto verso il centro.
Non c’è priorità più
urgente della qualità
della vita
di Lucio D'Amico
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