«Voglio andare anch’io in strada a protestare, contro chi ha prodotto montagne di rifiuti portandoci a pagare così tanto. Ma non possiamo essere noi l’obiettivo della protesta». Renato Accorinti ama spiazzare tutti. Così alla vigilia della manifestazione di protesta che stamattina vedrà scendere in piazza, di fronte al municipio, il “popolo anti-Tares”, il sindaco passa al contrattacco “giustificando” la protesta, ma spiegando insieme agli assessori Signorino, Ialacqua e Mantineo che più di così, questa Amministrazione, non poteva fare. Sarà difficile che ciò basti a chi viene chiamato a pagare due volte come se insieme alla sua famiglia abitasse contemporaneamente in due case. O a chi oltre al dolore della perdita di un proprio caro, deve sorbirsi la beffa di pagare la Tares anche per il defunto. Storture di una tassa nata male e “cresciuta” peggio. Ma l’Amministrazione non ci sta ad addossarsene le colpe. Ponendo alcuni paletti. Primo: il tributo è voluto da una legge «approvata dai maggiori partiti che sostenevano il governo Monti» che impone l’obbligo ai Comuni di copertura totale del servizio a carico dei cittadini. Tributo ancor più gravoso per gli alti costi del bilancio di MessinAmbiente e Ato3. Secondo: il Comune non è rimasto in Tarsu perché ciò avrebbe causato un ammanco di oltre dieci milioni di euro. Terzo: non è stata scelta la soluzione della Tares semplificata, come fatto ad esempio a Catania, perché non avrebbe comportato riduzioni, bensì aggravi per la maggior parte dei cittadini e dei commercianti.
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