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Lo stile? È nato
in Sicilia

    Da Messina alle passerelle più ambite: Milano, Parigi, New York. Attualmente stilista di Ungaro, Fausto Puglisi rappresenta un’eccellenza siciliana e meridionale, un esempio di passione e tenacia, grazie alle quali ha realizzato il sogno di esprimere la forte vena creativa in una moda apprezzata anche Oltreoceano. La mitica Anna Wintour gli ha dedicato un articolo sul numero di dicembre di Vogue America e ad aprile sarà l’unico stilista di nuova generazione i cui lavori saranno esposti alla mostra “The Glamour of Italian Fashion 1945-2014”, al Victoria & Albert Museum di Londra. Lo abbiamo incontrato per parlare del suo percorso di stilista e soprattutto per capire quanto la passione possa essere fondamentale nella realizzazione dei propri obiettivi. Una passione che è all’origine di un percorso cominciato molto tempo fa. «Sapevo fin da bambino – dice Puglisi –che avrei fatto questo mestiere. È stato un cammino di grandi sacrifici, volontà e altrettante prove; sono state tante le porte sbattute in faccia, ma anche le soddisfazioni. È stato come andare in guerra: se hai un obiettivo lo devi perseguire con audacia e perseveranza e non arrenderti mai. Sono uno stilista autodidatta.Holasciato Messina a 18 anni. Dopo il liceo classico ho soggiornato due mesi a Milano e sono subito andato a New York, facendo avanti e indietro fino a che non ho avuto la carta che permette di soggiornare in un paese straniero per lavoro, e allora mi sono fermato negli Usa. Tra New York e Los Angeles ho completato una collezione che avevo realizzato con delle sarte di Acireale e una di Messina, Mimma Magazzù, donna dolcissima che vive in via del Santo. Il mio più grande promotore è stato il fotografo David LaChapelle, per il quale lavoravo, e Patti Wilson, la stylist di Whitney Houston. Il primo lavoro importante l’ho realizzato per l’album “Music” di Madonna. La sua stylist Arianne Phillips (candidata all’Oscar) mi ha contattato dopo aver visionato dei miei pezzi a New York. La tuta che la cantante indossa durante il tour di quel disco è stata realizzata proprio dalla Magazzù, che lavorava per il Vittorio Emanuele. Quando gliel’ho detto si è messa a piangere. L’America è stata una palestra perché lavorare con questi personaggi vuol dire svegliarsi al mattino molto presto, continuare fino a notte fonda e fare delle cose che ti formano sul serio».

Chi lascia la Sicilia per trovare un proprio spazio altrove, di solito la porta nel cuore. Nella tua moda ci sono elementi di sicilianità? «Assolutamente sì. Per me la Sicilia è una fonte d’ ispirazione incredibile, come credo lo sia per chiunque abbia un minimo di buon senso e di estetica. Che tu sia dell’Alaska, di Milano o dell’India, se vieni qui e hai il gusto del bello, la nostra terra ti entra dentro. Comeesiste un mal d’Africa esiste un mal di Sicilia. È una terra che, dal cibo alla bellezza, al clima e alla forza che abbiamo noi siciliani, può attrarti come allontanarti;ma è un sentimento comunque forte. Gli Stati Uniti e la Sicilia rappresentano le mie più grandi fonti di ispirazione e amo sempre unire il pop americano con la nostra tradizione ».

Il tuo stile cosa conserva del passato e cosa vuole anticipare del futuro? «Io sono ossessionato dall’Impero Romano e dall’Antica Grecia, sia come cultura reale che come cultura pop: quindi l’Antica Roma dei film hollywoodiani girati a Cinecittà negli anni 50. Sicuramente la Sicilia come senso di grecità e romanità è quella che più mi affascina. Parto da questi riferimenti e cerco di proiettarli nella strada di oggi, capendo quello che vogliono le persone. E la gente vuole il sogno. Devi sempre osservare cosa vogliono i giovani, cosa è nuovo, perché la nuova generazione decreta il gusto dei tempi. Se tu coniughi il passato con il presente, alla fine avrai il futuro».

C’è un elemento stilistico particolare che caratterizza il marchio Puglisi? «Il nero assoluto e l’uso del colore e, soprattutto, dell’oro». Hai vestito personaggi di fama mondiale come Madonna e altri più vicini al gusto italiano come Belen…Com’è il rapporto con le star? È vero che sono anche molto esigenti e capricciose con i loro stilisti? «Con Madonna è stata l’esperienza più forte, per la quale sono stato anche male, quando mi ha chiamato per vestire Nicki Minaj e M.I.A. che cantavano con lei al Superbowl. Lei era la vera regista dello spettacolo, perché è una donna superesigente e altrettanto intelligente. Ho fatto più di 500 disegni in dieci giorni; lei analizzava via mail in tutte le sfumature, segnalando quello che andava e quello che doveva essere cambiato. L’im - presa più difficile è stata quando dovevamo riprodurre un mantello di Richard Burton in “Cleopatra”. Il tono di azzurro era uguale a quello del film, ma secondo lei bisognava scurirlo del 3 per cento. Quandosono andato dai miei artigiani della pelle in Toscana mi hanno detto che ero pazzo. Ma alla fine ci siamo riusciti con grandissime difficoltà. E aveva ragione Madonna, perché con le luci bisognava raggiungere quell’effetto. Con Belen è stato divertente perché lo spacco dell’abito che ha creato tanto scalpore l’ho allungato dieci minuti prima nel backstage di Sanremo... »

Quali altre donne famose hai vestito? «Britney Spears, Klylie Minogue, Whitney Houston… Patti Wilson aveva visto un mio showroom e lo fece visionare alla Houston, dicendomi che voleva incontrarmi. Successivamente l’ho conosciuta nella sua casa di New York. Di lei ho un ricordo bellissimo, anche se era un momento triste della sua vita. Aveva visto i miei lavori e mi ha chiesto di realizzarle i vestiti per la cerimonia dei Grammy Awards, tre anni prima che morisse».

Le tue ultime passerelle, quella di Milano e Parigi ad esempio, che tipo di donna hanno proposto? «Una donna sexy, forte, solare, indipendente e bella. A me interessa la forza delle donne e mi piace renderle libere, desiderabili e indipendenti, perché desiderabile non vuol dire essere schiava del desiderio maschile, ma suscitare il desiderio e regolarlo».

Il marchio Puglisi cosa proporrà per la prossima estate? «I tropici, Miami e le Hawaii. Ho fatto le vacanze lì e ho preso ispirazione. La mia collezione primavera- estate è un tributo alle palme in tutti i modi».

Il tuo mito è stato Gianni Versace. A Reggio Calabria esisteva una boutique del suo marchio. Ci sarà a Messina una boutique Puglisi? «Adesso c’è una boutique che ha la mia collezione. Su una esclusiva del mio marchio sto lavorando. È ancora presto per parlarne, ma realizzerò anche questo perché amo tantissimo la mia città».

È possibile produrre abiti di qualità a basso costo per combattere la crisi? «Se rispetti il lavoro delle persone devi pagarle, oppure parliamo di crisi inutilmente. La crisi è la mancanza di lavoro. Noi italiani siamo i numeri uno nel creare la bellezza e questa si paga ad alto prezzo. Il costo non è solo nell’arti - gianato; è la qualità di vita degli operai che bisogna garantire. Io tengo moltissimo al fatto che gli artigiani siano italiani. Non bisogna delocalizzare, ma tenere tutto in Italia per rendere questo Paese sempre più forte, nonostante il periodo difficile. Per fare tutto ciò i costi sono altissimi. La moda non è in crisi perché c’è un grandissimo mercato in Stati Uniti, Cina, Russia, Asia e Turchia. Le grosse vendite si fanno con gli stranieri e non più con gli italiani. Questi Paesi vogliono un prodotto nostro e quindi ognuno di noi deve fare un prodotto italiano. Fare un lavoro nel nostro Paese e garantire la serenità degli operai costa. Per questo il marchio di qualità non può costare poco».

I tuoi progetti futuri? «Un sacco di cose bellissime, soprattutto legate all’America, che mi permettono di fare quello che più amo e sviluppare il brand e l’italianità. Ma al momento non posso parlarne».  

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