Istanze rigettate. Quindi gli imputati ancora sottoposti a misura custodiale del processo “Corsi d’oro” sulla formazione professionale, che si aperto martedì scorso, restano agli arresti domiciliari. Hanno deciso così i giudici della seconda sezione penale, che ieri mattina hanno depositato i provvedimenti di rigetto delle istanze presentate dai difensori dopo l’apertura del processo. Il collegio presieduto dal giudice Rosa Calabrò e composto dalle colleghe Valeria Curatolo e Claudia Misale, nei vari provvedimenti esitati prende intanto atto del parere contrario espresso dalla Procura sull’affievolimento della misura cautelare. Poi conclude affermando che «... permangono inalterate le esigenze cautelari poste a fondamento della misura, fronteggiabili unicamente con una misura custodiale, idonea a limitare la libertà di movimento dell’imputato, non potendosi ritenere l’attenuazione o l’esclusione delle stesse solo sulla base della condizione di incesuratezza dei prevenuti e del tempo decorso dall’esecuzione della misura». Tutti i difensori hanno poi puntato l’attenzione delle loro istanze sulla recente decisione della Cassazione, che in relazione alla posizione di Daniela D’Urso per la vicenda Ancol, ha sollecitato un nuovo pronunciamento del Tribunale peloritano del Riesame sulle esigenze cautelari. Una decisione che in qualche modo “mette in crisi” secondo i legali tutto il quadro delle esigenze cautelari a distanza di diversi mesi dai fatti e con la sospensione dei finanziamenti agli enti da parte della Regione.
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