Vestiti come gli arbitri, giudici dello sport. In campo liberi di inseguire un pallone, ma senza infrangere le regole.
Questo è il campo di calcio della casa circondariale. Non vi confondete. Quelli vestiti di nero, come arbitri sono i detenuti di Gazzi. In grigio, loro sì, gli arbitri della sezione di Messina.
Faccia a faccia in un giorno speciale per entrambi. Per i detenuti che sono abituati a giocare solo fra di loro ogni domenica. Ma anche per gli arbitri che invece la domenica sono arbitrati a fischiare e non a segnare.
Prima di questa partita, su questo campo inaugurato dal Messina di Ruisi nel 1997, hanno giocato o gli uomini della polizia penitenziaria o gli studenti ed i professori dell‘istituto Minutoli che in carcere vengono ad insegnare ogni giorno.
Oggi è toccato agli arbitri essere testimoni di una società civile deve provare a non isolare chi deve scontare il proprio debito con quella società.
Il direttore del carcere Calogero Tessitore è rimasto colpito dall’abbraccio che gli ha riservato il sindaco Accorinti .
La casa circondariale guarda all’esterno chiedendo un aiuto concreto per cercare di assolvere al principio della rieducazione piuttosto che della pena afflittiva, fine a se stessa.
Nel 2014 sarà avviato un progetto a quattro mani con Palazzo Zanca per la raccolta differenziata in carcere e per alcuni lavori di pubblica utilità all’esterno