Ad otto giorni dal processo per lo scandalo della gestione dei corsi di formazione professionale a Messina il Tribunale del Riesame restituisce una parte, anche se minima, dei beni sequestrati lo scorso 14 novembre.
A firmare il provvedimento era stato il gip Giovanni De Marco su richiesta del pool di magistrati della procura coordinato dall’aggiunto Sebastiano Ardita. Il sequestro bis si era necessario perché secondo gli inquirenti i beni sequestrati a luglio non sarebbero stati sufficienti per coprire i 3 milioni 300mila euro che gli indagati si sarebbero intascati illecitamente. Ora però, accogliendo le istanze dei difensori, il collegio ha disposto la restituzione dei beni sequestrati a novembre a Giuseppe Caliri e Natale Capone, indagati per la gestione dell'Ancol. A Caliri e Capone dovranno essere restituiti 146.000 euro a testa.
Disposto invece il dissequestro parziale per l’ex tesoriera del PD messinese Concetta Cannavó e per Nicola Bartolone fino alla concorrenza del valore eccedente rispetto ai beni messi sotto chiave. Confermati invece gli altri sequestri che riguardano l'ex consigliere comunale del Pd, Elio Sauta, la moglie Grazia Feliciotto, Natale Lo Presti, Salvatore Natoli, Chiara ed Elena Schirò rispettivamente mogli dell’on Francantonio Genovese e dell’on. Franco Rinaldi, e dell’ex assessore comunale Melino Capone.
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