La notizia più importante, infatti, arriva dal sopralluogo, quella delle riapertura è solo una conseguenza e, una volta tanto, passa in secondo piano. L’approdo a sud, ha retto alla potenza di una mareggiata violentissima, paragonabile a quelle che tra il 2008 e il 2010 hanno distrutto la vecchia diga protettiva. I 55 pali dei 60 previsti, piantati sui fondali rocciosi, e sui quali presto verrà anche realizzato un muro paraonde, hanno retto benissimo e di sabbia, all’interno del bacino ne è entrata un quantitativo esiguo. Stamani, infatti, è bastato l’intervento di una benna in dotazione all’impresa che sta eseguendo le opere di consolidamento della diga, per ripristinare la navigazione in uno dei due scivoli. Il bacino intorno alle 10 è stato ispezionato dalle maestranze dell’impresa Scuttari, sotto la super visione del comandante della capitaneria di porto Antonino Samiani e del segretario generale dell’autorità portuale Francesco Di Sarcina. Già a mezzogiorno il via libera per la ripresa dell’attracco delle bidirezionali dopo la constatazione della profondità, superiore ai 5 metri e mezzo, e dell’apertura minima del bacino di almeno 50 metri. Fondamentale, inoltre, per la buona tenuta della protezione, la posa di centinaia di tetrapodi sistemati in prossimità della parte estrema della diga. Danneggiata solo la pista di servizio utilizzata dai mezzi meccanici che però si prevede possa essere ripristinata in breve tempo. Da collocare, quindi, restano ancora 5 pali e poi, opera che richiederà un paio di settimane, la realizzazione del muro paraonde. Fatto questo, sarà effettuato un intervento di dragaggio straordinario dei fondali in modo da ripristinare anche il secondo scivolo. I tempi dovrebbero essere rispettati. Entro la fine di gennaio, l’approdo a sud completamente fruibile, potrebbe liberare la città dal transiti dei mezzi pesanti.