Maria soffre di “autismo grave” contratto, pare, dopo un vaccino quando aveva quattro mesi. Da tempo, dopo tormentosi periodi, dà segni di miglioramento tanto sottili quanto meravigliosi per i cieli nuovi che si aprono. L’autismo grave è la scoperta di un incubo ma se una bambina ha a suo fianco una “mamma coraggio” come la sua, l’incubo comincia a concedere varchi da cui entrano soffi di gioia pura: ad ogni progresso. Maria la riflette in due occhi scuri che lunghe ciglia non velano. Quando lei entra in pasticceria o in tabaccheria, dov’è voluta bene come una figlia, può fare quasi tutto. Gira dietro il bancone e saltella con le sue scarpette da tennis come se si presentasse ogni volta: un vento di felicità anche se fatica a tradursi in parole. Un giorno Maria ha detto “ciao” a una commessa del Viale. Ora partecipa alle feste dei compagnetti, vuol giocare a pallavolo, e anche solo con gli occhi grida il suo sogno: i cavalli. Parallelamente a tutto ciò, senza che la piccola se ne accorga protetta com’è, va avanti la battaglia disperata della sua mamma per non farle perdere i suoi progressi. È una donna di 38 anni, in passato travolta da una successione di prove traumatiche, da cui ha saputo venir fuori a differenza di altri. Da mamma, però, è stretta in una tenaglia di solitudine sociale, allentata per un po’ da pochi veri benefattori: un caso simbolo dei drammi che scuotono l’Italia di oggi.
Caricamento commenti
Commenta la notizia