Il Comitato portuale, riunitosi nei giorni scorsi, ha dato un preciso indirizzo: l’accordo va stipulato al più presto ma direttamente con la Regione siciliana, senza più intermediari e con il coinvolgimento di quegli enti che non sono stati ricompresi nel protocollo “bocciato”: il Comune di Messina, l’Agenzia del Demanio e la Capitaneria di porto. La nuova intesa parte proprio dall’istituzione di una “cabina di regia” che vedrà come attore principale l’Autorità portuale, come indispensabile punto di riferimento la Regione (che manterrà un ruolo strategico importante, al di là di quali saranno gli esiti delle dispute giudiziarie in corso ormai da decenni) e come co-protagonisti, non più comparse, l’amministrazione comunale, il comando della Capitaneria e il vero proprietario delle aree della Falce, cioè l’Agenzia del Demanio. La base dell’accordo è la definizione di un progetto di risanamento e di valorizzazione della Zona falcata. Un progetto che non può prescindere dall’unico strumento operativo esistente, il nuovo Piano regolatore del porto, approvato già da diversi anni e ancora mai attuato proprio a causa dei conflitti “permanenti” tra Stato e Regione, tra Autorità portuale ed Ente autonomo. Il Prg del porto, che non è la Bibbia e che potrà essere riveduto e corretto, individua alcuni capisaldi: il potenziamento delle attività produttive compatibili con un nuovo progetto di sviluppo del territorio e il rilancio della cantieristica navale. Nello stesso tempo, si punta alla riqualificazione ambientale, al recupero dei beni paesaggistici, culturali e monumentali presenti in quella preziosissima porzione di territorio cittadino, alla creazione di attività che rendano possibile, anche a fini turistici, la fruizione pubblica della Falce.