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Spaccio di droga,
estorsioni e usura
Pesanti condanne ai
boss emergenti

Nuova tappa, ieri, del processo scaturito dall’operazione “Gramigna”, su un vasto giro di estorsioni, usura e traffico di droga a Messina. I giudici della Seconda sezione penale hanno disposto pesanti condanne agli imputati che hanno scelto il rito abbreviato condizionato. La pena più alta inflitta a Vincenzo Pergolizzi: 18 anni di reclusione. Sei in più rispetto a Lorenzo Micalizzi. Quattro anni di carcere ciascuno a Domenico Arena e Vittorio De Natale, mentre 3 anni e 5 mesi ad Orazio Faralla. Infine, 5 anni e 4 mesi di carcere per Francesco Pergolizzi. L’operazione “Gramigna” fu condotta da polizia e carabinieri il 22 luglio del 2011. Le forze dell’ordine colpirono duramente la criminalità organizzata cittadina. In manette finirono 45 persone, accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, usura, associazione a delinquere finalizzata al maltrattamento di animali e all'illecita organizzazione di competizioni non autorizzate tra animali, in pratica le corse clandestine dei cavalli. 
L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore della Dda Angelo Cavallo e dal collega Fabrizio Monaco, fece luce sugli affari dei boss emergenti messinesi. 

Nuova tappa, ieri, del processo scaturito dall’operazione “Gramigna”, su un vasto giro di estorsioni, usura e traffico di droga a Messina. I giudici della Seconda sezione penale hanno disposto pesanti condanne agli imputati che hanno scelto il rito abbreviato condizionato. La pena più alta inflitta a Vincenzo Pergolizzi: 18 anni di reclusione. Sei in più rispetto a Lorenzo Micalizzi. Quattro anni di carcere ciascuno a Domenico Arena e Vittorio De Natale, mentre 3 anni e 5 mesi ad Orazio Faralla. Infine, 5 anni e 4 mesi di carcere per Francesco Pergolizzi. L’operazione “Gramigna” fu condotta da polizia e carabinieri il 22 luglio del 2011. Le forze dell’ordine colpirono duramente la criminalità organizzata cittadina. In manette finirono 45 persone, accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, usura, associazione a delinquere finalizzata al maltrattamento di animali e all'illecita organizzazione di competizioni non autorizzate tra animali, in pratica le corse clandestine dei cavalli. L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore della Dda Angelo Cavallo e dal collega Fabrizio Monaco, fece luce sugli affari dei boss emergenti messinesi. 

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