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Sauta e Capone
dovevano andare
in carcere

I pm non avevano esagerato nel sollecitare il carcere. E il colpo di scena  è arrivato. I giudici del Riesame hanno accolto il ricorso della Procura (nel corso dell’udienza del 3 ottobre), ritenendo insufficiente la misura dei domiciliari per gli ex amministratori di Aram e Ancol, Elio Sauta e Melino Capone, titolari dei due enti di formazione professionale, finiti al centro dell’inchiesta “Corsi d’oro”, culminata a luglio nell’arresto di dieci persone. Non andranno dietro le sbarre (almeno non ora) perché il provvedimento non è immediatamente esecutivo e i due possono appellarsi alla Cassazione, come certamente faranno. Il Tdl ha respinto l’analoga richiesta nei confronti di Natale Lo Presti che invece resta ai domiciliari. 
Partiano intanto dalla notizia “madre”: sono 18 gli indagati che saranno giudicati con il rito immediato, a partire dal 17 dicembre. Lo ha stabilito il gip Giovanni De Marco, accogliendo in toto la richiesta avanzata dal pool coordinato dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita.

I pm non avevano esagerato nel sollecitare il carcere. E il colpo di scena  è arrivato. I giudici del Riesame hanno accolto il ricorso della Procura (nel corso dell’udienza del 3 ottobre), ritenendo insufficiente la misura dei domiciliari per gli ex amministratori di Aram e Ancol, Elio Sauta e Melino Capone, titolari dei due enti di formazione professionale, finiti al centro dell’inchiesta “Corsi d’oro”, culminata a luglio nell’arresto di dieci persone. Non andranno dietro le sbarre (almeno non ora) perché il provvedimento non è immediatamente esecutivo e i due possono appellarsi alla Cassazione, come certamente faranno. Il Tdl ha respinto l’analoga richiesta nei confronti di Natale Lo Presti che invece resta ai domiciliari. Sono 18 gli indagati che saranno giudicati con il rito immediato, a partire dal 17 dicembre. Lo ha stabilito il gip Giovanni De Marco, accogliendo in toto la richiesta avanzata dal pool coordinato dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita.

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