I Carabinieri stanno indagando su un nuovo inquietante danneggiamento compiuto sulla cancellata in ferro che delimita il Palazzo di Giustizia.
I fatti risalgono alla mattina dell’undici ottobre scorso ma la notizia è trapelata solo oggi. Sono stati i Carabinieri del Nucleo Tribunali, durante una delle consuete ispezioni esterne, a fare la scoperta. Durante la notte qualcuno aveva rimosso completamente una delle grosse sbarre in ferro che compongono la recinzione perimetrale dal lato dell’ufficio del gip, all’altezza del distributore di benzina Esso. Un’operazione non di breve durata ma che comunque quella notte è passata inosservata. E’ possibile che qualcuno abbia rimosso la sbarra con l’intenzione di introdursi in un secondo momento nell’area esterna e poi raggiungere il Palazzo di Giustizia forzando qualche finestra. Un malintenzionato che nella migliore delle ipotesi voleva raggiungere qualche ufficio o qualche magistrato. Non più tardi di due anni fa nella stessa zona, per l’esattezza sotto le finestre del procuratore capo, era stato collocato un finto ordigno esplosivo che aveva creato non poco allarme. Successivamente fu lanciata una bottiglia incendiaria contro la parete esterna dell’edificio.
Il danneggiamento dei giorni scorsi è sfuggito alla vigilanza effettuata 24 ore su 24 dai soldati dell’Esercito ma i Carabinieri stanno esaminando le immagini registrate dalla telecamere di videosorveglianza che riprendono per intero il perimetro esterno del Palazzo di Giustizia. Gli investigatori stanno anche vagliando la posizione di un uomo, un messinese, che per diverso tempo è riuscito a superare i controlli all’ingresso di Palazzo Piacentini, qualificandosi con i Carabinieri in servizio come ufficiale dell’Arma,mostrando un distintivo poi risultato contraffatto. Il falso ufficiale poteva così introdursi e muoversi liberamente a Palazzo di Giustizia. L’uomo che ora è stato smascherato, è stato denunciato per false dichiarazioni a pubblico ufficiale ma adesso bisognerà capire cosa facesse all’interno del Palazzo dove si spostava di ufficio in ufficio mostrando il suo falso distintivo.