L’ex discarica di Portella Arena è una bomba ecologica mai totalmente dissinescata. Un sito che ha avuto una vita tormentata, sequestrata dalla magistratura nel 2010, e lasciata in stato di abbandono. L’inchiesta avviata allora dalla Procura è giunta adesso al primo importante step. Il sostituto procuratore Liliana Todaro ha inviato l’avviso di conclusione delle indagini all’allora sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca ed all’architetto Vincenzo Schiera, dirigente del Dipartimento Sanità, Ambiente, Tutela Pubblica e Privata Incolumità del Comune. Il magistrato ha invece chiesto l’archiviazione per l’ex assessore all’assessore all’Ambiente Elvira Amata e per l’ingegner. Salvatore Saglimbeni, responsabile del procedimento e del dipartimento urbanizzazioni primarie e secondarie del Comune. I reati contestati dalla Procura non rientrerebbero nelle loro competenze e dunque toccherà ora al gip decidere se archiviare le loro posizioni. L' inchiesta giudiziaria scaturisce da alcuni esposti che segnalavano il grave stato di degrado in cui si trovava l’ex discarica sul quale indagarono, con diversi sopralluoghi, i Carabinieri di Messina ed i NAs di Catania. Il percolato, senza controllo, era scivolato a valle penetrando in alcuni terreni limitrofi. La sostanza tossica, originata dall’infiltrazione di acqua nei rifiuti o dalla loro decomposizione, è estremamente nociva per la salute. Il percolato avrebbe potuto inquinare un'area enorme che si trova vicino al sito ormai dismesso. La legge prevede che la sostanza, proprio a causa della sua pericolosità, venga trattata nella stessa discarica in impianti ad hoc. L’amministrazione Buzzanca, appena insediata, si occupò della situazione di Portella Arena. Nel 2009, stanziando circa un milione di euro, il Comune fece eseguire indagini di consistenza e stabilità del materiale contenuto nella discarica. Una massa immensa di rifiuti che a sua volta produceva un’enorme quantità di percolato. La sostanza poi si riversava nei terreni circostanti e finiva nel torrente Pace. Palazzo Zanca decise di realizzare ai piedi del sito delle grandi vasche per la raccolta del percolato ma il progetto restò solo sulla carta. Nel 2010, a seguito di ripetute denunce, la Procura fece apporre al sito i sigilli al sito che vennero subito violati. Si riprese così a scaricare indiscriminatamente ed il percolato ha continuato a scorrere. Nell’aprile scorso il caso si è riproposto. A valle dell’ex discarica si sono formate delle vere e proprie pozzanghere di percolato. I rigagnoli hanno raggiunto il torrente Pace trascinati poi dalle piogge fino a mare. Un incalcolabile danno ambientale al quale nessuno vuole porre rimedio.