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Migranti liberi di
poter uscire dal Nebiolo

Mattinata tranquilla oggi quella dei profughi provenienti da Pozzallo e  Lampedusa che hanno trascorso la loro seconda notte al Palanebiolo dell’Annunziata protetti dal personale delle forze di sicurezza e dai volontari di protezione civile e Croce Rossa. Gli uffici immigrazione della questura e della prefettura sono al lavoro per identificare ognuno di loro e rilasciare gli attestati d’identità nominativi. Un primo passo per poter circolare liberamente nel territorio nazionale. Sempre in mattinata sono stati effettuati i rilievi fotodattiloscopici, per il casellario centrale di identità del Ministero degli Interni. La mattinata dunque è stata dedicata a queste procedure in modo che ognuno di questi giovani, tutti al di sotto dei 30 anni e provenienti in maggior parte dall’Eritrea, siano liberi di muoversi senza sentirsi costretti in uno spazio definito, anche se reso accogliente e funzionale dall’università che ne è proprietaria e che ha curato la sistemazione degli impianti. Il loro punto di riferimento continuerà ad essere il Palanebiolo dove continueranno a trovare vitto ed alloggio. Tutto questo in attesa della definizione della procedura di riconoscimento dello status di rifugiato presso la Commissione Territoriale di Trapani. A spiegarci la consueta prassi, frutto di un preciso coordinamento tra le autorità competenti, il vicario questore Salvatore La Rosa ed il vicecapo di gabinetto del prefetto Caterina Minutoli, che tengono a sottolineare la collaborazione fattiva con tutta la comunità messinese che si è mobilitata per gli ospiti africani. La comunità di S.Egidio ha fatto avere tramite la Croce Rossa gli stendini per la biancheria che loro stessi provvedono a lavare. Massima attenzione nella scelta dei menu e nei beni di prima necessità. Ognuno di questi giovani di colore ha dei sogni, una speranza che sperano di soddisfare qui, lontani dalla loro terra d’origine. Degè ha solo 19 anni e ci fa capire, con l’aiuto di un’interprete della questura, che il suo sogno è quello di studiare fisica e lavorare per aiutare la sua famiglia rimasta in Eritrea. Dauìt, stessa nazionalità, di anni ne ha 27 ed il suo desiderio è quello di imparare le lingue per poi lavorare. Sogni che manifestano uno con l’altro tra una partita a carte ed una chiacchierata, mentre attorno continua il solito movimento solidale. 

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