Pochi messinesi conoscono questa strada che conduce sulle colline di Zafferia attraverso un percorso sterrato, peraltro consigliato solo a chi dispone dei mezzi idonei per affrontarlo. Qui, i profondi conoscitori della zona vengono ad approvvigionarsi di acqua che sgorga da una vena sorgiva. A preoccupare non è la mancanza dell’asfalto quanto piuttosto la folta vegetazione che cresce nell’alveo del torrente Brunacini,in pratica il ramo principale dello Zafferia, dove qualche anno fa perse la vita una donna inghiottita con la sua auto nel corso d’acqua. I problemi più seri cominciano, in salita, dopo la chiesa vecchia, in parte crollata dopo il terremoto del 1908. I mancati interventi hanno fatto crescere a dismisura il canneto, diventato un vero e proprio tappo che impedisce il regolare deflusso. Un potenziale pericolo visto che la stagione delle piogge è, ormai, dietro l’angolo. Gli ultimi scampoli di sole servono solo a distogliere l’attenzione da quella, che senza troppi di giri di parole, può definirsi, e senza esagerazioni, una bomba ecologica, l’ennesima del martoriato territorio cittadino. A segnalarla l’ex consigliere di quartiere Ciccio Gallo che sulla sicurezza dei torrenti nella zona sud si è sempre battuto perché profondo conoscitore del rischio idrogeologico.Difficile pensare che questa piccola giungla, comunque, delimitata da un muro che separa la strada sterrata dal corso d’acqua possa essere sfoltita con un semplice intervento. Servirebbe, invece, una politica diversa di prevenzione del rischio. Anni di abbandono e trascuratezza hanno fatto lievitare a dismisura i costi. In queste condizioni bisogna, quindi, pensare alla normale amministrazione, sperando, ovviamente, nella clemenza del tempo. Non il massimo della vita ma la nuda e cruda realtà.
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