Era un aristocratico ma, seguendo una forte vocazione spirituale, dedicò la sua vita alla difesa e al sostegno dei poveri e delle donne. Dopo quattro secoli il san Francesco siciliano, Antonio Franco, morto nel 1626 in odore di santità, verrà proclamato beato. La cerimonia si terrà il 2 settembre prossimo al duomo di Messina. Sarà presieduta dal cardinale Angelo Amato, delegato papale, e dall'arcivescovo Calogero La Piana. Antonio Franco era stato destinato dalla famiglia all'avvocatura. Ma dopo la laurea a soli 17 anni ha scelto la vita religiosa. Fu subito nominato cappellano reale alla corte di Madrid, sotto Filippo III, e poi cappellano maggiore del Regno di Sicilia, a cui era connesso anche il ruolo di abate e prelato di Santa Lucia del Mela (Messina). Il piccolo centro messinese viveva una realtà assai complessa: gran parte dei suoi abitanti era analfabeta e versava in uno stato di grande povertà. Antonio Franco, che aveva anche il compito di amministrare la giustizia e di svolgere un ruolo politico e amministrativo, condusse anzitempo due importanti battaglie sociali. Lottò contro il racket scagliandosi contro il prestito a usura e gli usurai e si batté per la dignità delle donne. Un senso spiccato di carità lo portò spesso a passare le decime che gli erano dovute ai più bisognosi: una cronaca racconta che a Gualtieri, un giorno, si tolse i pantaloni per darli a un povero. In seguito alla ricognizione canonica del tribunale ecclesiastico – formata dai sacerdoti Paolo Impalà, Francesco La Camera e Giuseppe Turrisi – il corpo incorrotto di monsignor Franco è stato ricomposto dall'antropologo Dario Piombino-Mascali e dal conservatore Jens Klocke e verrà temporaneamente esposto al culto nel corso della cerimonia di beatificazione del 2 settembre.