Nata per coprire una emergenza rifiuti lontana una dozzina di anni fa, la discarica di Mazzarrà con la criticità sembra davvero costretta a conviverci.
Aperta ormai dieci anni fa, fu realizzata e poi consegnata alla gestione di Tirrenoambiente società mista nata con un capitale a maggioranza pubblica del 51% , per lo più costituita dallo stesso comune di Mazzarrà.
Sin dalla sua creazione l’azienda nasce con l’intento di realizzare quell’impianto di bioselezione e biostabilizzazione che adesso diventa l’unica speranza perchè dalla emergenza si passi alla crisi irreparabile.
L’aut aut di questi giorni di Tirrenoambiente non nasce – dicono da via Aspa - per la mera necessità di incassare i crediti dovuti, ma perché senza quei soldi non si terminerà quell’impianto di bioselezione e biostabilizzazione che darebbe nuova vita a Mazzarrà.
Il termine è perentorio ad ottobre. Con i ritmi attuali di conferimento, la discarica sarà satura e verrà chiusa.
Resterebbero senza una destinazione i rifiuti di qualcosa come 91 comuni, di cui 71 delle messinesi ato 2 ed ato 3. Oltre che Messina finirebbe in ginocchio anche tutta la costa tirrenica e le Eolie oltre che qualche comune del palermitano.
Tirrenoambiente ha in questi anni autofinanzianto la costruzione dell’impianto di bio stabilizzazione e selezione per dieci milioni di euro. Gli altri dieci che servono per il completamento però Tirrenoambiente non li ha e devono venire fuori a quella montagna di crediti che vanta. Se Messina deve 22 milioni alla società mista, in complesso la somma è di 70 milioni. Ma perché questi impanto è cosi importante?
Perche consentirebbe di gettare come avvviene adesso in maniere indistinta tutti i rifiuti nella grande buca che poi alla fine è la discarica.
All’arrivo dei rifiuti nell’impianto vengono divisi i vari materiali, ferrosi, plastica ed umido. Questo consente di recuperare gran parte dei rifiuti e di trasformarla in energia elettrica con un apposito impianto. La chiusura ottimale del processo, sarebbe poi la realizzazione di un’altra struttura che trasformerebbe l’organico puro in compost, cioè concime.
Insomma la declinazione di quella campagna rifiuti zero che per ora, senza i soldi nemmeno per l’ordinario, sembra un’utopia