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Si cercano soluzioni
allo stato di crisi

Una semplificazione di crediti e debiti. O se preferite un esempio di scatole cinesi, quella che coinvolge l’Atm da una parte e la regione siciliana dall’altra. In realtà si tratta di accordi da trovare tra due enti le cui casse sono a secco. In ogni caso l’intesa sulla compensazione su dare-avere sembra proprio impossibile. Sono diversi infatti gli assessorati regionali chiamati a trovarla con l’azienda trasporti messinese. L’Atm deve restituire 4 milioni all’assessorato al bilancio per via di un’anticipazione di 7 milioni che la regione fece nel 2010 per scongiurare il tracollo del servizio pubblico nella città dello stretto. 3 sono già stati restituiti, per i restanti 4, invece, la vecchia gestione commissariale, ha dilazionato il debito in 10 rate da 400 mila euro. Somma questa che già da aprile scorso la Regione trattiene dalla contribuzione mensile destinata all’azienda trasporti: un milione anziché un milione e 400 mila euro. Una cifra che serve a stento a coprire gli stipendi dei lavoratori ma non anche le spese di gestione. Con il risultato che le spettante ai dipendenti sono corrisposte in ritardo, (quella di giugno sarà pagata dopo ferragosto), mentre il numero di bus idonei ad uscire sulle strade è nettamente al di sotto del fabbisogno dell’utenza messinese. Negativa, ieri, la risposta della regione sull’ipotesi di compensazione avanzata da palazzo Zanca tra questi 4 milioni da restituire al bilancio, e i 3 milioni e 200 mila euro che l’assessorato ai trasporti deve all’Atm per l’adeguamento del contratto nazionale autoferrotranviari 2010-2011 e dei quali al momento non dispone.  Intanto, la regione ha già trattenuto 5 delle 10  rate da 400 mila euro e, a questo punto, è facile pensare che così sarà per i prossimi 5 mesi. Il che significherebbe che l’amministrazione dovrebbe suddividere le somme esigue sia per pagare gli stipendi sia per assicurare un sevizio dignitoso all’utenza. Ma in questo caso è concreto il rischio  di lasciare scontenti sia i dipendenti, e lo sono,  quanto i fruitori dei mezzi pubblici, e hanno dimostrato un paio di giorni fa.

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