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"Corsi d'oro" in tre
rispondono al Gip

Lunga mattinata di «interrogatori di garanzia» ieri a Palazzo di Giustizia davanti al gip Giovanni De Marco per l’inchiesta “Corsi d’oro” con cui la Procura, la Guardia di Finanza e la Polizia hanno scoperchiato il pentolone della formazione professionale a Messina e in Sicilia. Innanzi al magistrato, quindi, i dieci indagati eccellenti che da mercoledì scorso si trovano agli arresti domiciliari con una lunga serie di accuse, che vanno dall’associazione a delinquere alla truffa aggravata, dal peculato al falso in bilancio, passando anche per una serie di reati finanziari. Al centro l’attività delle onlus Lumen, Aram e Ancol, più una serie di enti satelliti. Dalle 9.30 del mattino e fino alle 14 sono sfilati Chiara Schirò, moglie del deputato nazionale del Pd Francantonio Genovese, Daniela D’Urso, consorte di Giuseppe Buzzanca, ex deputato regionale del PdL, e poi Elio Sauta, la moglie Graziella Feliciotto, Concetta Cannavò, Natale Lo Presti, Nicola Bartolone, l’ex assessore comunale Melino Capone e il fratello Natale, Giuseppe Caliri. È stato ascoltato il funzionario dell’Ispettorato del lavoro Carlo Isaja, che è accusato di rivelazione di segreti d’ufficio e ha subìto la misura interdittiva della sospensione per due mesi dalla funzioni. Isaja, Lo Presti e Caliri sono stati i soli tre indagati a rispondere alle domande del gip e dei due magistrati presenti agli interrogatori, ovvero il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e il sostituto Fabrizio Monaco. Tutti gli altri indagati si sono invece avvalsi della facoltà di non rispondere. Il gip De Marco, a conclusione della lunga tornata di interrogatori, ha poi rigettato tutte le richieste di scarcerazione, ad eccezione di quella presentata da Caliri, per il quale ha deciso la revoca degli arresti domiciliari e la liberazione anche su parere favorevole della Procura, che invece per tutti gli altri ha formulato parere contrario.

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