Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

19-7-92 Via D'Amelio
l'Università ricorda

Quel pomeriggio di 21 anni fa 100 kg di tritolo scossero per la seconda volta in meno di due mesi i cuori le menti e le coscienze dei siciliani. Dopo Giovani Falcone, in via D’Amelio la mafia si porta via anche Paolo Borsellino. Messina in questi giorni sta ricordando l’attualità del suo messaggio ed il buio di quei giorni del ’92 fatti di stragi ma anche i reazione civile.  Sei anni fa nel giardino di fronte al rettorato dell’Università gli studenti dell’associazione Atreju e l’ateneo piantarono un ulivo a perenne e simbolico ricordo di quel 19 luglio scolpito nella mente dei siciliani onesti. Oggi la nuova commemorazione, con la stretta cronaca a far da cornice agli interventi del Pro rettore  vicario Emanuele Scrivano e di quello all legalità Antonio Saitta. I ragazzi di Atreju si sono presentati all’appuntamento indossando una maglietta con il messaggio “Io non faccio esami facili”. Il riferimento all’ultima inchiesta sulla presunta compravendita di esami è scontato e la voglia di legalità parte proprio dagli studenti che pretendono che il loro sacrificio sia legittimato da un ambiente severo ma onesto: regola e non eccezione dell’Università di Messina.

“L’ultima lettera scritta da Paolo Borsellino – ha detto il prof. Scribano – era indirizzata ad un docente di una scuola del Veneto. Un ultimo messaggio in bottiglia, lo potremmo definire, rivolto ai luoghi in cui si trasmette conoscenza ed insieme valori. Questo messaggio l’abbiamo raccolto, tradotto in un simbolo, questo albero di ulivo all’ingresso dell’Università”.

“Ho ritenuto molto bello – ha affermato il prof. Saitta – che a collocare questo mazzo di fiori davanti all’albero che simboleggia il sacrificio di Paolo Borsellino e degli uomini della scorta fossero dei giovani, e in particolare dei giovani della nostra Università, per testimoniare l’impegno comune che li lega alle istituzioni”.

“Siamo qui per commemorare il più grande eroe siciliano – le parole di Antonio De Domenico, studente dell’associazione ‘Atreju’ – come lo sono tutte le vittime di mafia, esempi per la nostra generazione, una molla che serve a spingerci ad amare questa terra, a voler fare qualcosa per migliorarla”.

“Penso a un altro simbolo – l’annuncio del sindaco Renato Accorinti – come la macchina del giudice Falcone accartocciata dall’esplosione di Capaci. Faremo ufficialmente una richiesta, assieme ad altre organizzazioni anche qui presenti, per sistemarla come monumento in una piazza cittadina, affinché funga da monito e non si abbassi mai la guardia sul tema della mafia”.

Caricamento commenti

Commenta la notizia