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Non si arresta
l’emorragia
occupazionale

l numeri del disastro del lavoro messinese sono quelli raccontati ieri sera da coloro che ne subiscono ogni giorno gli effetti sulla loro pelle e che grazie a “Piazze del lavoro”, la festa organizzata dalla Cgil, ieri sera nei locali dell’ex Irrera a mare, hanno potuto urlare tutta la loro disperazione di uomini e donne che non hanno perso soltanto uno stipendio mensile ma qualcosa di più profondo e intimo che si riassume in una parola: dignità. Ascoltare il resoconto spietato di Patrizia Calabrò, disoccupata dell’Ente fiera, o dei lavoratori della Birra Triscele, è stato come ricevere un pugno allo stomaco, come guardare l’immagine devastante di una città che ha perso tutto e di più subendo anche l’onta di una «discriminazione – ha sottolineato con forza questa giovane donna dagli azzurri e tristi occhi – rispetto alla fiera di Palermo, perché i dipendenti dell’Ente fiera di Messina sono ancora in attesa di un commissario liquidatore con pieni poteri che possa porre in essere tutti quegli atti necessari alla messa in liquidazione dell’Ente». Un atto necessario per liberare gli ex dipendenti da un incubo che impedisce «la ricollocazione del personale, il reperimento in tempi rapidi, anzi rapidissimi delle somme o almeno parte di esse, dovute ai dipendenti, che sono – ha ancora spiegato Patrizia Calabrò modulando la voce in modo tale da scatenare l’applauso del pubblico – ormai allo stremo, mortificati nella loro dignità di persone dal momento che da due anni non percepiscono lo stipendio ».

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