Lunedì la clamorosa sconfitta della coalizione di centrosinistra alle amministrative, oggi la bufera giudiziaria che investe in pieno l’on. Francantonio Genovese ed alcuni suoi familiari. L’inchiesta, avviata ormai più di un anno fa, è quella sulla formazione professionale, un pianeta che la magistratura da tempo hai iniziato ad esplorare in tutta la Sicilia. La Procura di Messina ha iscritto nel registro degli indagati 11 persone con l’ipotesi di reato di associazione a delinquere finalizzata al peculato e alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Si tratta del parlamentare nazionale del Pd Francantonio Genovese, del cognato e parlamentare regionale del Pd, Franco Rinaldi, della moglie di Genovese, Chiara Schirò, della sorella di Genovese, Rosalia, della cognata Giovanna Schirò, del nipote Marco Lampuri, e di Nicola Bartolone, Graziella Feliciotto, Salvatore Natoli, Roberto Giunta e Concetta Cannavò. A seguire il fascicolo un pool di magistrati coordinati dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita. Con lui a seguire minuziosamente l’inchiesta il sostituto della Dda Camillo Falvo ed i colleghi della Procura ordinaria Fabrizio Monaco e Antonio Carchietti. Si tratta di un’indagine complessa che si estende fino a Palermo e nei giorni scorsi la Procura ha chiesto ed ottenuto dal gip Giovanni De Marco una proroga delle indagini di sei mesi. Nel mirino della magistratura i finanziamenti ottenuti dalla Regione Siciliana dal 2007 al 2013 da alcuni centri di formazione professionale vicini a Genovese o a suoi familiari familiari. Un troncone riguarda invece la compravendita o cessione di rami d’azienda intervenuti tra alcuni enti di formazione. La Procura vuole scoprire se quei finanziamenti erano tutti legittimi, se gli enti hanno svolto le attività per le quali sono sorti e sono stati finanziati dalla regione e se siano state rispettate le normative che regolano gli enti formazione professionale. La vicenda ricalca in gran parte l’inchiesta nella quale era stato indagato l’ex assessore comunale al Lavoro ed alla Mobilità Urbana, Melino Capone. Quest’ultimo era commissario regionale dell’Ancol. In questa veste aveva ottenuto finanziamenti per 13 milioni di euro fra il 2006 ed il 2011. Ma in realtà nel 2005 l’Ancol nazionale gli aveva revocato l’incarico e dunque Capone non aveva più alcun ruolo ne titolo per ottenere quei finanziamenti. Per questa vicenda oltre a Capone sono indagate altre tre persone per truffa aggravata in concorso.
"Non commento mai le vicende giudiziarie, non sono per un garantismo peloso né per urla di scandalo. Ho sempre sostenuto, e lo confermo, che quando interviene la magistratura il sistema dei controlli ha fallito. La questione morale è sempre aperta". Così il capogruppo del Pd all'Ars, Baldo Gucciardi, ha risposto ai cronisti sugli avvisi di garanzia della Procura di Messina inviati al deputato nazionale Pd Francantonio Genovese e al deputato-questore all'Ars, il democratico Franco Rinaldi, nell'ambito delle indagini sulla formazione professionale.
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