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Il racket sui lavori
post alluvione

 

Le mani del racket anche sui lavori post alluvione dell’ottobre 2009, un appalto da quasi 2 milioni di euro. Secondo i riscontri investigativi, figura centrale, dell’operazione condotta dai carabinieri di Messina e della stazione di Scaletta Zanclea in collaborazione co i colleghi di Randazzo,  sarebbe l’autotrasportatore Salvatore Culici, 33 anni, già noto alle forze dell’ordine, individuato anche come promotore di un’associazione dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti. 
In totale sono 16  le persone arrestate, 7 delle quali poste ai domiciliari. 
Le accuse, a vario titolo, vanno dalla estorsione alla tentata estorsione e all’associazione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti. 
Tutto nasce dall’intimidazione ai danni di un’impresa nebroidea che ad Itala, nell’ aprile 2011, trova dentro un mezzo del cantiere  una bottiglia con liquido infiammabile e un accendino. La denuncia  della ditta consente ai carabinieri di fare chiarezza e di individuare i presunti responsabili in Salvatore Culici e nel 40enne Filippo Pino che avrebbero tentato con violenza e minacce di costringere i titolari dell’impresa ad assumere personale in cambio di protezione. Successivamente, i due avrebbero richiesto, a favore di un soggetto ancora da identificare, una somma pari al 3% dell’appalto da 2 milioni di euro. Nel corso delle indagini, i carabinieri sono riusciti ad accertare un estorsione consumata ai danni di una ditta catanese impegnata, sempre nel territorio di Itala, nei lavori di consolidamento in relazione all’alluvione del primo ottobre 2009. Un appalto da 1 milione e 800 mila euro. In questa circostanza, l’intervento di Salvatore Culici e del randazzese Massimo Longhitano, avrebbe favorito l’affidamento di un subappalto al 30enne Andrea Freni, anche lui arrestato nell’operazione dei militari dell’arma. 
Ed in questo contesto, i carabinieri hanno individuato un’associazione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, al cui vertice ci sarebbe sempre Salvatore Culici. L’uomo sarebbe stato affiancato dalla moglie Giusy Ferraro, dalla sorella Maria, entrambe ai domicilari, da Antonino Bonfiglio e Antonino Tavilla. Del sodalizio avrebbe fatto parte anche il 21enne Francesco Viola a cui sarebbe toccato il compito di trasportare la sostanza stupefacente, reperire gli acquirenti e riscuotere le somme. Di rilievo anche le figure di Rosario Tamburella e del figlio Vittorio, già con precedenti, ai quali vengono contestati alcuni episodi di spaccio di marijuana. Le misure cautelari sono state emesse dal Gip del tribunale di messina Salvatore Mastroeni su richiesta del sostituto della DDA Maria Pellegrino e della procura  Alessia Giorgianni.  Notificato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria ad ulteriori 7 indagati. 

Le mani del racket anche sui lavori post alluvione dell’ottobre 2009, un appalto da quasi 2 milioni di euro. Secondo i riscontri investigativi, figura centrale, dell’operazione condotta dai carabinieri di Messina e della stazione di Scaletta Zanclea in collaborazione co i colleghi di Randazzo,  sarebbe l’autotrasportatore Salvatore Culici, 33 anni, già noto alle forze dell’ordine, individuato anche come promotore di un’associazione dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti. In totale sono 16  le persone arrestate, 7 delle quali poste ai domiciliari. Le accuse, a vario titolo, vanno dalla estorsione alla tentata estorsione e all’associazione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti. Tutto nasce dall’intimidazione ai danni di un’impresa nebroidea che ad Itala, nell’ aprile 2011, trova dentro un mezzo del cantiere  una bottiglia con liquido infiammabile e un accendino. La denuncia  della ditta consente ai carabinieri di fare chiarezza e di individuare i presunti responsabili in Salvatore Culici e nel 40enne Filippo Pino che avrebbero tentato con violenza e minacce di costringere i titolari dell’impresa ad assumere personale in cambio di protezione. Successivamente, i due avrebbero richiesto, a favore di un soggetto ancora da identificare, una somma pari al 3% dell’appalto da 2 milioni di euro. Nel corso delle indagini, i carabinieri sono riusciti ad accertare un estorsione consumata ai danni di una ditta catanese impegnata, sempre nel territorio di Itala, nei lavori di consolidamento in relazione all’alluvione del primo ottobre 2009. Un appalto da 1 milione e 800 mila euro. In questa circostanza, l’intervento di Salvatore Culici e del randazzese Massimo Longhitano, avrebbe favorito l’affidamento di un subappalto al 30enne Andrea Freni, anche lui arrestato nell’operazione dei militari dell’arma. Ed in questo contesto, i carabinieri hanno individuato un’associazione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, al cui vertice ci sarebbe sempre Salvatore Culici. L’uomo sarebbe stato affiancato dalla moglie Giusy Ferraro, dalla sorella Maria, entrambe ai domicilari, da Antonino Bonfiglio e Antonino Tavilla. Del sodalizio avrebbe fatto parte anche il 21enne Francesco Viola a cui sarebbe toccato il compito di trasportare la sostanza stupefacente, reperire gli acquirenti e riscuotere le somme. Di rilievo anche le figure di Rosario Tamburella e del figlio Vittorio, già con precedenti, ai quali vengono contestati alcuni episodi di spaccio di marijuana. Le misure cautelari sono state emesse dal Gip del tribunale di messina Salvatore Mastroeni su richiesta del sostituto della DDA Maria Pellegrino e della procura  Alessia Giorgianni.  Notificato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria ad ulteriori 7 indagati. 

 

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