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Op.Savana, chieste
4 condanne, 6 richieste
di rinvio a giudizio

tribunale messina

Sono state soltanto 6 le richieste di rinvio a giudizio ribadite oggi dal PM Giuseppe Verzera nell’udienza preliminare dell’operazione Savana sulle quali il gip Maria Teresa Arena deciderà  il 27 giugno prossimo. Per il resto 4 imputati hanno chiesto l’abbreviato,  3 il patteggiamento e per altri quattro è stata disposta la nullità della richiesta di rinvio a giudizio per un difetto di notifica. L’operazione  Savana a gennaio aveva consentito ai Carabinieri di disarticolare due organizzazioni, legate al clan di Mangialupi, che si dedicavano ai furti in appartamento, soprattutto di mobili antichi, ed allo spaccio di droga. Nel calderone degli indagati ci sono anche alcuni antiquari messinesi. L’operazione, dopo mesi di indagini, ha portato all’arresto, il 17 gennaio scorso, di 11 persone.  Oggi per quattro di loro il PM Verzera ha chiesto la condanna: 4 anni per Concetta Lo Cascio, 3 anni e mezzo per Santo Gugliotti, 3 anni per Alessio Coppolino e 2 anni e 2 mesi per Maria Burrascano gli imputati che hanno chiesto di essere giudicato con l’abbreviato. La sentenza prevista per il 27 giugno.  Il 21 giugno, davanti al gup De Marco, accederanno al patteggiamento Giuseppe Lo Cascio, Antonino Cutè e Giovanni Cutroneo. La nullità degli atti, che ora dovranno tornare al PM che dovrà formulare una nuova richiesta di rinvio a giudizio, è stata disposta per Lorenzo Ferrara, Giuseppe Lanza, Giuseppe Pellegrino e Domenico Mussillo.  Per altri sei è stata ribadita la richiesta di rinvio a giudizio. Nell’inchiesta Savana inquieta soprattutto la tranche relativa ai furti in abitazione. Tra aprile e dicembre 2008 i Carabinieri ne hanno accertati 34 fra tentati e consumati.  I malviventi prendevano di mira appartamenti signorili e ville spostandosi anche in provincia di Messina e nel catanese. La banda era organizzata in maniera professionale. I ladri eseguivano dei sopralluoghi preliminari per prelevare campioni di mobilio antico che poi mostravano ad esperti del settore. Solo in base alle indicazioni ottenute ritornavano alla carica per rubare i mobili più pregiati che potevano essere rivenduti con maggior facilità. I malviventi si accertavano che negli appartamenti non ci fosse nessuno. Apponevano dei depliant nelle porte d’ingresso e se il giorno seguente il volantino era ancora al suo posto erano certi che in casa non avrebbero trovato nessuno e potevano lavorare indisturbati.

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