E’ l’ultima campana che suona in questo corridoio. La storia del consiglio provinciale e più in generale di tutti gli organi di governo dell’ente territoriale è finita.
Chi si aspetta un clima da ultimo giorno di scuola è rimasto deluso. In consiglio non manca quasi nessuno molto presto si inizia a battagliare sui correttivi per evitare il default che, anche qui come al Comune- pur se con cifre ben diverse – la Corte dei Conti ha certificato possa arrivare da un minuto all’altro.
Addio alle province, ma non da subito, non saremmo in Italia, altrimenti.
Intanto nessun rinnovo delle cariche elettive. Consiglio, presidente e conseguentemente assessori non sono stati scelti dai messinesi nell’ultima tornata elettorale che fino ad un paio di mesi prevedeva anche l’elezioni provinciali.
Poi il governo Crocetta ha tracciato la nuova linea. "Abbassiamo i costi della politica e cominciamo dalle province". Le elezioni erano alle porte ed allora la decisione è stata quella di cancellare la consultazione ed aspettare la naturale scadenza dei mandati. Oggi è arrivato quel giorno.
Ed ora che succede? Palazzo dei Leoni chiuderà battenti? Ed i mille dipendenti ed i 100 precari che faranno? A tutte queste domande chi dovrà rispondere. Ancora una volta la Regione Siciliana. Che intanto spedisce nelle nove province dell’isola i commissari.
A Messina arriverà martedì o mercoledì e dovrebbe essere un plenipotenziario, riunire cioè i compiti del consiglio e della giunta. Il tutto per i prossimi sei mesi perché entro il 31 dicembre dovrebbero , e qui il condizionale è necessario, essere definite le funzioni di quei consorzi che dovrebbero, altro condizionale, interpretare le esigenze territoriali intercomunali. Subito per il commissario - potrebbe essere il prefetto Giosuè Marino – la grana del consuntivo 2012 e del preventivo 2013.
Ci si augura che le grane, a cominciare da quelle dei lavoratori, possano comunque essere risolte con la facilità con cui è arrivato il colpo di spugna che ha cancellato la provincia.