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Il Consiglio non
se ne accorge...
e boccia l’ecopass

La sensazione è che non abbiano neanche capito cosa stavano votando. Ed è tutto dire. Una sensazione avvalorata dai commenti a margine dell’assise da parte di alcuni consiglieri comunali. «Cosa abbiamo votato oggi? Una decina di debiti fuori bilancio e poi abbiamo bocciato una variazione alla Ztl perché non c’era in aula il dirigente che avrebbe dovuto illustrare i contenuti dell’atto. Ma roba da nulla...». Quel “roba da nulla” in realtà era il provvedimento relativo alla convalida della deliberazione della giunta municipale n. 589 del 29 giugno sull’approvazione della modifica e dell’integrazione vigente del PUT (Piano Urbano del Traffico) con l’inserimento di nuove Zone a Traffico Limitato ubicate in prossimità degli imbarchi cittadini in funzione disincentivante. In sostanza il provvedimento necessario a “prorogare” l’ecopass, deliberato dalla Giunta e che doveva essere convalidato dall’Aula. Ma in pochi lo hanno capito, forse troppo presi dalla campagna elettorale in vista delle Amministrative del 9-10 giugno (peraltro l’atto non è stato discusso neanche in commissione). A dire il vero, a qualcuno il dubbio è venuto: «Ma è l’ecopass?» hanno chiesto. Nella confusione generale si è scelto di girarsi dall’altra parte. A confermarlo i tanti astenuti: il provvedimento è stato, infatti respinto con tre voti favorevoli, due contrari e ben quattordici astenuti. E così tra qualche giorno il Comune di Messina sarà impossibilitato a riscuotere l’ecopass. Una decisione, quella del Consiglio comunale, che ha mandato su tutte le furie il commissario straordinario Luigi Croce, che aveva chiesto di attenzionare l’atto. E adesso? Già da ieri pomeriggio tutti a lavoro per rimediare. Sarà necessario che il dirigente riproponga il provvedimento con qualche modifica e a quel punto il Consiglio comunale dovrà dare il semaforo verde. Sempre che qualcuno suoni la campana... Intanto a Palazzo Zanca tiene banco il rischio dissesto. La bocciatura del piano Amam potrebbe aver segnato il destino del Comune, con un dissesto scontato, ma c’è un’ancora di salvataggio, fermo restando che la strada è tutta in salita e le pendenze sono quasi proibitive. L’articolo 4 bis del decreto legge 174 del 2012, convertito con modifiche dalla legge 213 del 2012, prevede infatti che «al fine di garantire il coordinamento della finanza pubblica, il rispetto dell’unità economica e giuridica della Repubblica e il principio di trasparenza delle decisioni di entrata e di spesa, i comuni sono tenuti a redigere una relazione di inizio mandato, volta a verificare la situazione finanziaria e la misura dell’indebitamento dei medesimi enti». E ancora al punto due: «la relazione di inizio mandato, predisposta dal responsabile del servizio finanziario o dal segretario generale, è sottoscritta dal sindaco entro il novantesimo giorno dall’inizio del mandato. Sulla base delle risultanze della relazione il sindaco in carica può ricorrere alle procedure di riequilibrio finanziario vigenti». Il nuovo sindaco, dunque, potrà approntare un nuovo piano di riequilibrio. Che a questo punto dovrà essere modificato e inviato nuovamente alla Corte

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