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“Terremoto” Vara,
il Comitato abbandona

 Il Comitato Vara si fa da parte. Il “terremoto” che ha coinvolto alcuni componenti “storici” (Franco Celona e Franco Molonia, raggiunti dal provvedimento cautelare del divieto di dimora a Messina) lascia strascichi pesanti. Ora tutto è nelle mani di chi rappresenta le istituzioni cittadine e la chiesa messinese, cioè del commissario in carica Luigi Croce e dell’arcivescovo Calogero La Piana. Croce, però, sta terminando il suo mandato e sarebbe il caso che della questione si occupasse la futura amministrazione comunale (a questo proposito, è interessante conoscere il parere dei candidati alla sindacatura). Le minacce alle ragazze e ai giovani di Addiopizzo, alla vigilia dell’edizione 2012 della processione dell’Assunta, le conseguenti indagini e la decisione del Gip, che ha ritenuto ci fossero elementi concreti a carico degli indagati, tutto ciò ha provocato l’immediata reazione del Comitato Vara. Questo il testo integrale del comunicato ufficiale. «Il Comitato Vara, considerata la rilevanza lesiva delle notizie apparse sulla stampa circa l’episodio verificatosi il 14 agosto 2012, in cui la sentenza risulterebbe emessa ancor prima di una qualunque forma di istruttoria; dichiarandosi disponibile a ogni ulteriore chiarimento sotto il profilo legale, come già comunicato ufficialmente a mezzo stampa il 17 agosto 2012; precisato che da circa vent’anni si occupa volontariamente e a titolo del tutto gratuito di organizzare, in sinergia con l’amministrazione comunale, la curia arcivescovile e tutte le forze dell’ordine, la processione del 15 agosto, al solo scopo di mantenere una tradizione plurisecolare correlata alla fede dei messinesi per la loro protettrice Maria Santissima della Lettera e Assunta, è giunto alla decisione di fare un passo indietro nell’interesse dell’immagine e della buona riuscita della manifestazione e per eliminare ogni possibile ombra che, secondo una versione non condivisa dei fatti, deriverebbe dall’operato del Comitato lasciando spazio a quanti vorranno continuare questa irrinunciabile devozione». Tutto d’un fiato, senza interruzioni. Poi, una pausa, e il documento prosegue: «La decisione, presa all’unanimità dei componenti (presidente e cappellano mons. Vincenzo D’Arrigo, dott. Franz Riccobono, dott. Nino Di Bernardo, dott. Marco Grassi, Francesco Forami, Salvatore Rigano, Francesco Celona e Francesco Molonia), se da un lato addolora, certamente non diminuisce l’impegno che ciascuno di noi, per le proprie competenze, ha dato e potrà dare in difesa delle migliori tradizioni di fede e di cultura della città». Prendiamo atto della nota, ma qualche considerazione deve essere fatta. Prima di tutto, sembra fuori luogo l’aggettivo “lesiva” riferito alla «rilevanza delle notizie apparse sulla stampa ». Nessuno ha voluto emettere sentenze prima di una qualunque forma di istruttoria. C’è stato un episodio poco edificante, quello della sera del 14 agosto dell’anno scorso, che tutti ritenevamo fosse stato in qualche modo superato, con il pieno riconoscimento delle proprie responsabilità da parte di chi – qualunque siano state le motivazioni, cioè il voler difendere il “buon nome” della processione di Ferragosto – non ha trovato di meglio che strappare dalle mani di ragazzine e di giovani (che certamente non erano nelle vesti di “black block” o di pericolosi “provocatori”)“rei” solo di propagandare i valori dell’impegno civile contro il racket e le mafie, i volantini firmati “Addiopizzo”. «Chiederanno scusa », aveva detto pubblicamente l’ex assessore Dario Caroniti, all’indomani del “fattaccio”. Ma ciò non sembra sia avvenuto, stando alle accuse dei magistrati e alla decisione del Giudice per le indagini preliminari. Un altro piccolo dubbio: nel comunicato si legge che la scelta di fare un passo indietro è stata presa all’unanimità e nell’elenco sono presenti anche i tre indagati, due dei quali non possono certo aver partecipato alla riunione essendo stati raggiunti dal divieto di dimora a Messina. Il Comitato fa blocco unico ma le eventuali responsabilità penali – sempre che ci siano realmente – sono individuali, a meno che anche mons. D’Arrigo e tutti gli altri componenti condividano pienamente quanto è stato addebitato agli indagati. E allora si pongono altri problemi, diciamo di opportunità, soprattutto per chi presiede da decenni il Comitato non perché la Vara sia “sua” ma in nome e per conto dell’intera Chiesa messinese, di cui fanno parte pure le ragazze e i ragazzi dell’associazione antiracket. I prossimi mesi, da qui al 15 agosto, saranno particolarmente delicati. L’auspicio è che l’arcivescovo (attendiamo lumi da Lei, mons. La Piana), il nuovo sindaco, insieme con il prefetto, il questore e gli altri rappresentanti delle forze dell’ordine (ma anche dell’associazionismo, dei gruppi di impegno civile, delle forze vive messinesi), prendano davvero in mano la situazione. La Vara è stata, è, e lo sarà anche in futuro, la grande festa della nostra identità. I Comitati passano, la fede e la passione del popolo messinese restano per sempre.

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