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Una marcia in nome
della legalità

Vogliono dar forma ad un sogno, insieme. Quei giovani che troppo spesso giudichiamo spenti e disinteressati nei confronti di tutto ciò che li circonda ieri sono scesi in piazza e hanno attraversato il cuore della città per ricordare, a 35 anni dalle loro uccisioni, Peppino Impastato, il sindacalista di Cinisi che scherniva, sbeffeggiava e denigrava la mafia ogni giorno dalla sua Radio Aut, e Aldo Moro, assassinato invece dal terrorismo. E il sogno che vogliono costruire insieme parla di una Sicilia libera dalla mafia e dai condizionamenti del malaffare, fatta di bellezza, cultura e libertà. Lo hanno gridato con slogan e canzoni, lo hanno scritto negli striscioni dove, una ad una, sono state ricordate le vittime della mafia e dietro cui hanno sfilato, partendo da piazza Antonello per arrivare davanti alla casa di tutti i cittadini, palazzo Zanca. In testa l’associazione Peppino Impastato, con il gruppo di Brolo e la costituenda sezione messinese, il presidio cittadino di Libera, poi gli studenti in rappresentanza degli istituti superiori e i ragazzi del progetto culturale autogestito “Aula Aut” del liceo classico Maurolico, l’associazione antiracket Acib, i rappresentanti delle istituzioni di Brolo e Torrenova e dietro lo striscione “Birrificio Messina” i lavoratori della ex Triscele, in strada per difendere il loro diritto al lavoro. «Sono stato nelle scuole superiori Verona Trento e Archimede per parlare di legalità e recupero degli spazi – ha detto Sonny Faschino dell’a ssociazione Peppino Impastato –, i ragazzi da semplice uditorio sono diventati attori di una conversazione necessaria a costruire le coscienze critiche del domani, capaci di compiere le scelte giuste in una città per nulla “babba” ma dove la mafia ha i colletti bianchi». Lo scrittore Gesualdo Bufalino diceva che per vincere la mafia serve un esercito di maestri elementari ed è proprio questo il senso dell’azione dell’associazione Impastato, educare le sensibilità e conoscere gli eroi dell’antimafia per seguirne l’esempio. «Spesso noi giovani siamo accusati di non sapere i fatti del passato – hanno sottolineato i ragazzi di Aula aut, collettivo nato nei giorni dell’o c c u p a z i one del liceo classico cittadino e trasformatosi in incubatore di progetti e idee per la legalità – ma noi vogliamo dimostrare di conoscere il passato e di poter essere protagonisti di un futuro di cambiamento. Abbiamo intenzione di chiedere un bene confiscato alla mafia dove poter realizzare un museo dell’antimafia». In un bene confiscato alla mafia da poco il Comitato Addiopizzo Messina ha la sua sede e ad un anno dal lancio dell’iniziativa per promuovere il consumo critico “Pago chi non paga - Contro il pizzo cambia i consumi” dopo aver raccolto 600 firme, sempre ieri mattina ha promosso un presidio a piazza Antonello in occasione dell’ultima giornata di orientamento universitario. «Abbiamo voluto incontrare i ragazzi – ha detto Enrico Pistorino – per onorare la figura di persone che, come Peppino Impastato, hanno pagato con la vita il loro impegno antimafia e il consumo critico propone un salto di qualità nella lotta al pizzo, che va fatta non solo aiutando i commercianti a denunciare ma costruendo una rete di consumatori attenti che si impegnano a fare i loro acquisti da chi ha denunciato e si è opposto al racket».

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