Discesa e risalita, sono i cicli della storia e della vita. A volte le cadute possono essere rovinose, si può sprofondare nei gironi infernali (la serie D nel calcio) ma poi, se si ha la voglia di rimboccarsi le maniche e si trovano le persone giuste, si torna su. Ed è quello che è accaduto ieri al San Filippo, al termine di una cavalcata trionfale, frutto dell’impegno di una formazione che si è saputa adattare al clima della categoria e della lungimiranza di una società che sta gettando le basi per far rientrare l’Acr Messina nel calcio che conta. Ma è dalla città che si attendono (per ora invano) segnali di riscatto. È Messina che oggi è una squadra di serie D, con una conduzione tecnica precaria (la gestione commissariale) che sa di dover lasciare fra qualche settimana l’incarico, una compagine societaria che nessuno conosce (ma quali progetti si stanno portando avanti, quali strategie, quali “sogni” in grado di volare alto al di là delle emergenze?), uno “spogliatoio” diviso e rissoso (le forze politiche) e una prospettiva deprimente (partecipare al campionato dei Comuni in dissesto finanziario). Ci sono voluti cinque anni per riveder la luce, grazie a una famiglia catanese (i Lo Monaco), ma in fondo è come fosse un brevissimo lasso di tempo in confronto ai ritmi biblici che contrassegnano il nostro “calendario”. Prendete gli svincoli Giostra- Annunziata. La buona notizia, che stiamo pubblicando (riveduta e corretta di mese in mese) ormai da anni, è che stanno per essere inaugurati. Stavolta è vero, non è uno scherzo. C’è la data fissata – il prossimo 15 maggio –, c’è l’ospite illustre (il ministro alle Infrastrutture- Maurizio Lupi), saranno presenti tutte le autorità e i rappresentanti delle istituzioni (speriamo sia stato invitato anche l’ex sindaco Giuseppe Buzzanca: in questo caso lo merita, è lui che ha sbloccato l’opera), si farà una bella cerimonia e poi il taglio del nastro. Lungi dal voler essere ad ogni costo disfattisti, anzi il 15 maggio sarà certamente una giornata da ricordare, perché poter percorrere la nuova arteria, che completa il sistema tangenziale- svincoli-bretelle e che dà grande respiro alla viabilità della zona centro-nord, è sicuramente un passo importante lungo la direttrice della riorganizzazione dei trasporti e della mobilità urbana in riva allo Stretto. Ma non possiamo non ricordare – non tanto al ministro quanto a noi stessi – che questo tratto di tangenziale, costato decine e decine di milioni di euro, frutto di un progetto quanto meno “stravagante”, somigliante alle montagne russe di un Lunapark, viene inaugurato a distanza di 24 anni dalla firma a Roma dell’Accordo di programma e di 16 anni dalla posa della prima pietra (era sindaco Franco Providenti, a benedire l’inizio dei lavori mons. Franco Montenegro, da anni ormai arcivescovo di Agrigento). Ma come stupirsi se, poi, per un semplice muro crollato, proprio quello che impedisce la fruizione “normale” dello stadio San Filippo, sono trascorsi già due anni e solo ora s’intravvede la conclusione dell’iter d’appalto? Già, il polo sportivo di San Filippo. Avrebbe dovuto essere il fiore all’occhiello, oggi è l’emblema della città in crisi, con il suo stadio che necessita di interventi urgenti di ristrutturazione, con lo svincolo a rischio di cedimento e un palazzetto dello sport che fa acqua (letteralmente) da tutte le parti. Dovremmo ricordare le vicende del “nuovo” Museo regionale, di cui si va annunciando la conclusione dei lavori, e l’imminente inaugurazione, esattamente da 33 anni! Facciamo ridere, e vien da piangere. Eppure, festeggeremo anche in quell’occasione, perché vale il detto “meglio tardi che mai”, anche se chi è stato responsabile di ritardi colossali, di omissioni clamorose, di procedure talmente farraginose da aver comportato uno sperpero inaudito di risorse pubbliche, avrebbe dovuto pagare, in quota parte, per le proprie colpe. E invece tutti colpevoli, nessun colpevole. Come si risale in serie C, e poi in B e in A? Chi accenderà la scintilla della “remontada” (per dirla in spagnolo), la rimonta di una città stanca di essere sempre l’ultima in tutte le classifiche nazionali, a cominciare da quelle relative alla qualità della vita, alla dotazione di verde, alla tutela ambientale, al consumo di suolo, ai servizi e alle infrastrutture? A quale allenatore dovremo affidarci, dopo l’ennesima stagione commissariale? E chi sarà in grado di cogliere al volo le occasioni che offre il mercato estivo (le elezioni di giugno), componendo una squadra di giocatori all’altezza, in grado di competere su tutti i campi, anche quelli europei? E sì, l’Europa, uno dei crucci maggiori per Messina: ci rendiamo conto delle incredibili opportunità sprecate, dei fondi che non siamo mai riusciti ad attingere per mancanza di idee progettuali o per incapacità degli uffici o per indolenza o, peggio ancora, per totale indifferenza? Errori del passato, errori del presente: perché, ad esempio, Messina non ha partecipato al bando per il “Piano città” lanciato dal governo Monti per la realizzazione di progetti di riqualificazione urbana? Non sarebbe stato il modo migliore per dimostrare che si può andare oltre gli angusti confini della vecchia legge sul risanamento e immaginare soluzioni alternative per superare le condizioni inaccettabili di degrado socio-economico in cui versano intere porzioni del territorio comunale? Di questi temi si parlerà durante la campagna elettorale? O prevarranno solo le beghe interne ai partiti e gli slogan propagandistici? Troppi interrogativi, mancano le risposte. Ma oggi è giorno di festa. E bisogna essere ottimisti, per fede o necessità.
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