Scade oggi alle 14 il termine per la presentazione i documenti richiesti. E non dovrebbero esserci sorprese. Dei cinque che sino a oggi hanno annunciato alla comunità la loro intenzione di scendere in campo nessuno ha fatto retromarcia. Almeno sino a ieri. E quindi è scontato che in lizza ci saranno l’economista e prorettore Pietro Navarra; il prof. Giacomo Dugo, ordinario di Chimica degli Alimenti; il latinista Giovanni Cupaiuolo, l’amministrativista Antonio Romano Tassone e la prof. Adriana Ferlazzo, docente di Veterinaria. Sempre domani è stato convocato il Senato accademico che dovrà votare il regolamento per le elezioni del rettore. Sul filo di lana se non oltre, almeno sotto il profilo della opportunità. Intanto, dopo la presentazione delle scorse settimane torna a parlare il prof. Giacomo Dugo, ultimo dei contendenti scesi nell’arena, dopo il passo indietro del neurologo Giuseppe Vita. Professore ordinario di Chimica degli Alimenti, 63 anni, dal settembre 2012 è direttore del dipartimento di Scienze dell’ambiente, della sicurezza, del territorio, degli alimenti e della salute (S.A.S.T.A.S.). Ha svolto anche attività sindacale al fianco dei ricercatori «un ruolo – scrive – che oggi purtroppo la riforma Gelmini ha mortificato e delegittimato. Per questo è mia intenzione coinvolgere i ricercatori nel governo dell’Ateneo in caso di elezione ». Presenterà le sue linee programmatiche ai docenti, agli studenti e al personale amministrativo, tecnico ed infermieristico del Policlinico il 6 maggio alle 12.30 nell’Aula Magna del Centro congressi del Policlinico, mentre un secondo appuntamento per tutti gli altri colleghi, studenti e personale tecnico amministrativo si terrà il 13 alle 16.30 nell’Aula Magna della sede centrale.
–Non pensa che la sua candidatura abbia reso ancora più complicato il quadro elettorale e abbia diviso ancor di più il corpo accademico invece di unire come nelle intenzioni? «Ho cercato di spiegare – sotto - linea Dugo – i motivi che mi hanno indotto a presentare la mia candidatura a rettore. La campagna elettorale che si stava prospettando mi sembrava destinata ad acuire le differenze, le divisioni profonde, alcune risalenti a vecchie, altre a più recenti e per certi versi contraddittorie, contrapposizioni di parti, più che caratterizzata da differenti posizioni concettuali sui vari temi di “politica universitaria”. Con la mia candidatura sto cercando di offrire una alternativa unitaria, che possa rappresentare e realizzareuna sintesi, una unione di forze e di competenze. Gli obiettivi sono sempre gli stessi e sono comuni a tutti e sono quelli di formare le nuove generazioni, sviluppare la ricerca scientifica, contribuire allo sviluppo e al progresso della nostra società. Certo, i mezzi per raggiungere questi obiettivi possono essere diversi, ma qui va fatta un’altra considerazione che ho posto a base della mia candidatura. Il rettore non è il capo di un governo che deve avere un programma politicamente caratterizzato, ma è e deve rimanere un “primus inter pares”. Un garante quindi, innanzitutto, delle varie forme di autonomia organizzativa, scientifica e culturale che da sempre caratterizzano l’Università».
–La sua candidatura è appoggiata dal rettore uscente. Ritiene che questo sia un vantaggio o possa rappresentare un problema per lei? «Nel corso di tutto il rettorato del prof. Tomasello iononhoricoperto alcun ruolo nel governo dell’Ateneo, non sono stato prorettore o delegato – continua Dugo, non senza una velata polemica nei confronti di Navarra– né componente del Consiglio di Amministrazione o del Senato. Questo mi consente di essere particolarmente sereno nel valutare quanto il rettore Tomasello ha fatto nel corso del suo mandato, non avendo peraltro bisogno, per accreditarmi, di prendere le distanze dalla sua azione. Non sono mancati momenti di criticità, inutile negarlo, anche dal punto di vista organizzativo, ad esempio una gestione eccessivamente accentrata degli uffici di supporto dei progetti europei a cui non è corrisposto peraltro un adeguato supporto alla gestione amministrativa dei progetti stessi, oppure la mancanza di una sufficiente attenzione alla cura del patrimonio edilizio o ai servizi in generale, ma non sono mancati, a mio parere, elementi di novità e interventi tempestivi ed efficaci. Le faccio soltanto due esempi, per intenderci. L’Università di Messina è l’unica università italiana ad avere chiamato in sede tutti i docenti del nostro Ateneo che erano stati giudicati idonei in altre sedi universitarie, assicurandosi così continuità didattica e risorse umane importanti. L’Università ha continuato ad erogare fondi per la ricerca locale quando già da tempo gli altri atenei avevano interrotto questo tipo di finanziamenti. Non è poco, mi creda. E non riconoscere questi elementi positivi non mi sembra giusto. Certo ora si deve aprire un’altra pagina, bisogna innanzitutto superare le troppe conflittualità emerse in questi anni, e questo sarà uno dei miei obiettivi principali. Quindi, per tornare alla sua domanda, io penso che se il prof. Tomasello, e non il rettore, riterrà di individuare in me il docente a cui intende dare la sua fiducia e il suo voto, non posso che esserne lieto come per qualunque elettore»