Dovrebbe essere il momento più bello. Quello in cui cala il sipario, l’attimo interminabile di silenzio, come il lampo che precede il tuono, che si scioglie in un fragoroso battimani e annuncia la meritata passerella degli attori. Ma qui non c’è da applaudire nessuno. Cala il sipario e basta. Il Teatro Vittorio Emanuele, malato in stato preagonico (specchio della città), si stacca la spina da sè. Rien ne va plus. Bambole, non c’è una lira. E non c’è più neppure un euro in cassa. Finisce anticipatamente la programmazione della principale istituzione culturale messinese, piegata dalla drastica (insensata) riduzione di trasferimenti da parte della Regione ma anche da una dirigenza e da un “management” ormai del tutto inadeguati alle sfide di un mondo, quello della cultura in Italia, dove sopravvive solo chi si dà da fare, chi ha idee nuove, chi è capace di intuizioni coraggiose, chi ha contatti anche a livello internazionale, chi sa coinvolgere gli investitori privati e sa procurare sponsor in grado di sostenere i costi dei singoli eventi. Messina, e la Sicilia nel suo complesso, sono ferme ancora alla preistoria. Il comunicato del Cda dell’Ente è lapidario: «Si rinvia a data da destinarsi lo spettacolo “1952 A Danilo Dolci”, in programma alla Sala Laudamo dal 3 al 5 maggio». Era l’opera che avrebbe dovuto chiudere il cartellone “Paradosso sull’autore”. Andrà in scena, invece, domani e nei due giorni successivi, il musical “Frankestein junior”, tratto dal capolavoro di Mel Brooks. Di tutti gli altri spettacoli previsti non c’è più nessuna certezza. In questo momento, l’Ente non ha più risorse per garantire la prosecuzione delle attività e se lo stanziamento regionale resterà quello stabilito all’interno della Finanziaria (con ulteriore decurtazione di fondi), non ci saranno speranze per il futuro. Ricordiamo che al “Vittorio Emanuele” si dovrebbero tenere, dal 9 al 12 maggio, “Elephant Man” con Ivana Monti, Daniele Liotti, Debora Caprioglio e Rosario Coppolino, per la regia di Giancarlo Marinelli e successivamente “L’Altalena” di Nino Martoglio con Tuccio Musumeci e la regia di Giuseppe Romani. A giugno (7 e 8) è in programma la “Serata Cajkovskij” con un balletto in due parti diretto da Cristopher Franklin, protagonista la Scuola di ballo dell’Accademia Teatro alla Scala di Milano, e con l’Orchestra del “Vittorio Emanuele”. Nei prossimi mesi la fiaba musicale “Dreaming Cenerentola”, il Film Concerto “La Caduta della Casa Usher”, fino ad arrivare alla Bohème in programma il 10, 12 e 14 dicembre 2013. Già l’anno scorso – qualcuno ricorderà, era il 25 maggio 2012 – il Consiglio di amministrazione dell’Ente Teatro annunciava la chiusura (l’ultimo spettacolo era “La Rondine” di Puccini), ritenendo assolutamente inadeguata la cifra di 5 milioni e mezzo di euro per poter impostare una decorosa stagione musicale e teatrale. Quella cifra è stata ridotta all’osso e a distanza di 12 mesi il quadro si è fatto ancor più fosco, senza prospettive per l’immediato futuro. Signore e signori, la recita è finita. Tutti a casa. E buonanotte ai suonatori.