Potenza della divisa, anche se non “ufficiale”: è bastata ieri a bordo del tram la presenza dei volontari dell’Unac, l’a s s o c i azione nazionale Arma dei carabinieri, per fare decollare l’uso di quell’ufo, oggetto “v olante” non identificato, che è il biglietto Atm. In sole tre ore sono stati venduti quasi cinquanta titoli di viaggio, ma la notizia è relativa soprattutto alle vidimazioni: tanti, tantissimi gli utenti in possesso del tagliando, che però restava al calduccio nelle tasche e nei portafogli. Alla vista delle tute blu dei volontari Unac, però, come per incanto ogni remora si è dissolta, e via con le vidimazioni. «La gente ci ha accolto con grande entusiasmo – racconta Santina Miraglia, presidente dell’associazione – In molti hanno gradito la possibilità di acquistare il biglietto comodamente a bordo, mentre abbiamo anche svolto un servizio di ordine pubblico, aiutando i passeggeri a scendere e a salire e facendo sedere le persone anziane». L’iniziativa, partita ieri, nasce da un protocollo d’intesa siglato fra la onlus e l’Atm e prevede un’attività sperimentale per un mese e per alcuni giorni alla settimana a bordo di alcune vetture tranviarie che, come sottolinea il dg dell’azienda di trasporto Claudio Conte, riportano l’avviso della possibilità di acquistare i ticket a bordo. «Ciò per evitare – spiega – di fornire alibi a chi potrebbe dire, sugli altri mezzi non serviti, di non avere trovato i biglietti. Se il sistema funzionerà, come pare, ne riparleremo in maniera più concreta. Se ad esempio l’Atm fosse già diventata società per azioni, avrebbe potuto più agevolmente affidare il servizio offrendo, ad esempio, una percentuale dell’aggio che versiamo ai rivenditori abituali, come tabaccai o edicolanti». Attualmente, infatti, l’attività svolta da Unac è completamente gratuita, su base volontaria, anche se nei fatti richiede un certo impegno. Intanto, proprio nei giorni scorsi si è profilata un’i m p o rtante novità che riguarda per l’appunto le vendita di biglietti a bordo dei mezzi pubblici quale strumento di lotta al portoghesismo, che a Messina raggiunge l’incredibile vetta del 60%. Come prevede il nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro del settore, firmato dalle associazioni datoriali Asstra e Anav e dai sindacati di categoria, spetterà ai conducenti vendere i ticket di viaggio a bordo dei mezzi, ai quali si potrà accedere solo da un ingresso per consentire un migliore controllo. Un metodo in vigore in numerose capitali straniere, e anche, per non andare lontano, sui mezzi delle autolinee private che fanno servizio extraurbano. Nei fatti, chiaramente, ciò comporterà la previsione di un’indennità aggiuntiva ai dipendenti, che però dovrebbe essere ampiamente ripagata dall’aumento degli incassi. Resta da vedere come e se tale previsione del contratto collettivo nazionale (comunque vincolante per tutti i lavoratori del settore) possa trovare concreta applicazione all’Atm, azienda notoriamente in disfacimento, dove per miracolo si trova ancora il gasolio o qualche pezzo di ricambio, dove i bus hanno vent’anni e dove, attualmente, i lavoratori stanno percependo la seconda metà dello stipendio di febbraio. Tra l’altro, se tale sistema può essere facilmente applicabile ai mezzi gommati, dov’è semplice chiudere tutte le porte tranne una e dove l’autista è a contatto diretto con i passeggeri, quasi impossibile appare farlo sui cityway, dove il conducente si trova all’interno di una cabina protetta alla quale i passeggeri non possono accedere. Di certo, però, la prospettiva di combattere concretamente il portoghesismo è troppo allettante per lasciarsi fermare dagli inevitabili ostacoli: un metodo va trovato.
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