Mai stupirsi a Messina, specialmente di fronte al peggio. E il 26 aprile 2013, per l’ex Sottocentro delle Poste di Camaro-Bisconte, si è toccato il fondo dello sconcio e del pericolo. Si pensava che il peggio fosse stato superato con la chiusura ermetica del varco aperto nell’ingresso principale del mega edificio dimesso di via Polveriera, da dove tra la fine di marzo e i primi d’aprile erano passati prima gli appiccatori d’incendi e, dopo lo spegnimento da parte dei vigili del fuoco, i soliti saccheggiatori. E invece no. Grazie al nuovo sopralluogo della polizia municipale, manco a dirlo in nucleo Decoro, è stata fatta all’interno di questa storica Autorimessa a 3 piani la più sconcertante delle scoperte. Una trentina, forse più di bidoni di olio per automezzi di vario tipo, depositati ed in parte sversati a terra in un locale allungato, quasi un cunicolo, che perdipiù si trova lungo il fronte della via Polveriera. I vigili che in modo esemplare fanno emergere questo caso di inquinamento e pericolo d’incendio, coordinati dal commissario capo Santagati, la supervisione del comandante Ferlisi, si sono inoltrati con una torcia nel buio fitto del piano terra dell’Autorimessa Pt o Sottocentro di Camaro-Bisconte. Nonostante la recente blindatura del prospetto principale, nel vasto edificio sono entrati molto agevolmente. Il “retro”, che corre lungo un’antica area sbaraccata del risanamento mancato di Messina, è ancora accessibile dall’esterno in modo agevole. Certo la quasi totalità delle porte sono state chiuse coi catenacci ma una, guardacaso quella che ha condotto a scoprire la discarica di oli meccanici, ieri mattina era ancora aperta. Il commissario Santagati presenterà lunedì mattina una dettagliata documentazione sul deposito di bidoni e tra gli organi di riferimento ci sarà sicuramente l’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale. Doveroso sarà l’accertamento delle responsabilità: bisognerà innanzitutto capire se si tratta di un folle “lascito” di vecchie attività di autorimessa o, se invece, se questo pericoloso deposito di rifiuti speciali sia stato creato dall’esterno, con varie irruzioni, da qualche oscuro personaggio che ha piazzato qui propri rifiuti speciali. A Messina, come discarica, si riesce ad utilizzare di tutto, e soluzioni da manicomio altrove impensabili come questa da noi si rivelano “durature”perché si approfitta della cappa d’immobilismo che avvolge e consuma, in silenzio, grandi patrimoni immobiliari. Non sfugge a nessuno, degrado ed inquinamento a parte, quanto questi liquidi infiammabili debbano essere “blindati”, e soprattutto, urgentemente trasportati e smaltiti in discarica speciale. Ma l’ingloriosa pagina emersa ieri mattina è anche l’ennesima, si spera l’ultima, occasione di riflessione, indignazione, rimpianto, per quanto questo poderoso palazzone, 3700 metri quadri di ampiezza, avrebbe potuto essere e non è stato. Delle varie ipotesi parlate, che ciclicamente riemergevano su annotazioni e provocazioni di consiglieri comunali e di quartiere, quella per eccellenza rimasta nella storia è stata la volontà d’acquisto manifestata dal Comune nel 2005, e poi rimasta sulla carta, per trasformare il Sottocentro di Camaro- Bisconte nel Polo servizi della Protezione civile di Messina. Alla prospettiva credevano allora, in particolare, l’allora deputato nazionale Gianpiero D’Alia, ed il parlamentare regionale Giovanni Ardizzone. L’amministrazione comunale del tempo, retta dal commissario straordinario Bruno Sbordone, si mostrò seriamente interessata a questa destinazione così come svariati esponenti dei due maggiori schieramenti politici, e in un clima di crescente convinzione, per la disponibilità di finanziamenti regionali, vi fu il sopralluogo congiunto da parte del city manager Gianfranco Scoglio, dell’allora direttore della Protezione civile regionale, ing. Tullio Martella, dei consiglieri di Quartiere e del dirigente comunale, ing. Riccardo Pagano. Cosa accadde poi, e fece naufragare la possibilità d’acquisto, fu alquanto controverso. Il successivo dirigente comunale di Protezione civile, l’ing. Mario Pizzino, diede parere contrario all’acquisto affermando la carenza di alcuni requisiti antisismici. Ma arrivò una precisazione delle Poste: «Smentiamo tale asserzione in quanto l’immobile, peraltro di epoca recente, è stato realizzato nel pieno rispetto delle normative vigenti in materia, e non presenta alcuna criticità che possa pregiudicarne l’integrità strutturale». Aumentano, oggi, sempre più la rabbia e il rimpianto