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Una “scossa elettrica”
per l’intera città

  Un’intensa “tre giorni” che ha fatto vivere, anzi ri-vivere, il quartiere fieristico quasi come ai bei tempi di quando la Campionaria d’agosto era davvero una festa di popolo. La “kermesse” che ha messo insieme eventi diversi, come la Maratona di Messina o le Feste del Fitness e della Birra, ha fatto confluire nella cittadella di viale della Libertà migliaia di visitatori insieme ad appassionati di sport, famiglie con prole a seguito, turisti sbarcati dalle navi da crociera o proveniente da altre città della provincia e della regione. Sono emerse le enormi potenzialità di questa meravigliosa porzione di territorio e, nello stesso tempo, quelle criticità che si conoscono da tempo e che si sono riproposte nel momento in cui non è stata ancora data soluzione a problemi essenziali quali la mancanza di parcheggi e la scarsa vigilanza durante gli orari di ingresso e di uscita. La Fiera è aperta a tutti. È da qui che bisogna partire. L’Autorità portuale aveva assunto ufficialmente l’impegno di restituirne la fruizione pubblica e lo ha mantenuto, avviando i primi interventi di sistemazione e riqualificazione delle aree. È ancora troppo poco e, d’altra parte, nessuno aveva annunciato soluzioni “miracolistiche” impossibili da attuare, quanto meno in tempi brevi. Permane la sensazione complessiva di uno stato di degrado che potrà essere estirpato solo con un’opera di trasformazione radicale e di innovazione tecnologica. I padiglioni lasciati in eredità dall’ormai disciolto Ente fieristico sono vecchi, sia come concezione di spazi sia come architettura (anche se alcuni di questi edifici sono sottoposti a vincolo da parte della Soprintendenza ai Beni culturali). Molte delle strutture coperte rimangono inagibili, i prospetti sono fatiscenti, gli arredi inservibili e le aree esterne sono troppo ampie, per poterle riqualificare tutte ci vogliono risorse e i tempi tecnici per l’espletamento delle gare d’appalto. Solo l’attuazione di un Piano particolareggiato, riguardante il lungomare fieristico (compresa l’area dell’ex Gazometro: senza parcheggi organizzare grandi eventi è una sorta di suicidio collettivo), potrà dare quelle risposte che oggi sono affidate a interventi parziali e sporadici. Occorre insistere sui progetti di ristrutturazione dei padiglioni e proseguire lungo il solco tracciato in questi ultimi mesi, con il coinvolgimento dell’intera città. E qui lasciamo le note dolenti e vediamo quel che di positivo è stato fatto e si potrà continuare a fare, grazie alla svolta impressa dal presidente dell’Authority Antonino De Simone e al rinnovato impegno di enti come, ad esempio, la Camera di Commercio che ha deciso di utilizzare le risorse trovate tra le pieghe del bilancio (quasi un milione di euro) per attrezzare uno spazio permanente in Fiera destinato alla promozione dei prodotti “doc” della città e della provincia. Ma va anche sottolineata la disponibilità della Fondazione di Comunità e del Parco Horcynus Orca a realizzare un importante Museo dell’arte moderna e contemporanea, elemento di attrazione turistica a pochi passi da dove attraccano le grandi navi da crociera. Possiamo non sentire più la nostalgia delle Campionarie del passato, purché si comprenda che queste aree sono davvero dell’intera città e che tocca a tutti i soggetti in grado di attrarre o compiere investimenti sul territorio fare la propria parte, contribuendone alla valorizzazione e all’organizzazione di eventi qualificati, rassegne specializzate, spazi culturali, momenti di svago, in un clima festoso come quello vissuto in questo week-end. Una città in movimento può anche cadere e sprofondare nel burrone ma resta viva e può cominciare la risalita. Una città ferma non ha speranze, è destinata a morire d’immobilismo.

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