Tornerà a riunirsi nei prossimi giorni il tavolo tecnico-istituzionale convocato dal presidente dell’Autorità portuale Antonino De Simone per decidere in merito alla nuova concessione demaniale della Rada di San Francesco. Nelle scorse settimane vi è stato un primo confronto, al quale hanno preso parte i rappresentanti dell’Authority, della Capitaneria di porto, della polizia municipale, della Provincia, del Genio civile opere marittime, dell’Ufficio delle dogane (mentre inopinatamente ha disertato la riunione il Comune di Messina). È seguita la “missione” del presidente De Simone a Roma, dove ha incontrato il presidente dell’Autorità garante per la libera concorrenza e per il mercato. Tutti passi propedeutici a una scelta che, da un lato, sembra obbligata (non si può non rinnovare la concessione alla Rada fino a quando il porto di Tremestieri non sarà finalmente operativo al cento per cento) ma che, dall’altro, pone problemi delicatissimi, così come evidenziato dagli stessi partecipanti alla riunione del 21 marzo scorso. Vediamo di riepilogare quanto emerso dalla prima seduta del tavolo tecnico. Il presidente De Simone ha esordito sottolineando come l’intendimento dell’Autorità portuale sia quello di acquisire ogni utile suggerimento «al fine di procedere alla più efficace individuazione delle misure future di rilascio della nuova concessione della Rada, nelle more che venga completata la costruzione del porto di Tremestieri secondo la configurazione finale prevista nel Piano regolatore del porto». De Simone non poteva non evidenziare il peggioramento delle condizioni del traffico cittadino a causa del crescente attraversamento di mezzi pesanti diretti alla Rada piuttosto che a Tremestieri. Il dirigente dell’area legale dell’Authority, l’avvocato Angelo Corrado Savasta, ha fatto il punto sullo stato giuridico delle procedure, a partire dalla sentenza del Tar di Catania del giugno-luglio 2004 che rigettò i sette ricorsi riuniti di varie compagnie di navigazione che, contro le amministrazioni portuali e marittime centrali e periferiche, avevano impugnato gli atti deliberativi, pianificatori e concessori riguardanti l’assetto giuridico-urbanistico-gestionale della Rada. In quell’occasione, il giudice amministrativo ribadì, ai fini dell’applicazione dei principi di tutela della concorrenza, «che il mercato rilevante del traghettamento tra la Sicilia e il Continente non può considerarsi limitato alla tratta Messina-Villa, bensì comprende anche la tratta Messina-Reggio, in quanto le tre infrastrutture compongono un mercato unico del servizio di traghettamento sullo Stretto (che a sua volta è parte rilevante del mercato nazionale italiano del traghettamento). Ne consegue – ha precisato Savasta – che una compagnia di navigazione è in quanto tale priva di qualsiasi diritto soggettivo ad operare presso una determinata area portuale se non a seguito di eventuali accordi commerciali con l’impresa portuale autorizzata ivi concessionaria ». È arrivata poi l’ordinanza del Cga del 2008, sull’appello della società Amadeus contro gli atti concernenti la concessione demaniale marittima in favore della Spa “Travel Tickets”. Una decisione che ha ribaltato gran parte della precedente sentenza del Tar, affermando che lo status giuridico dell’area portuale nella quale si svolgano le attività cosiddette libere trova disciplina nell’articolo 36 del Codice della Navigazione anziché nella legge del 1994 istitutiva delle Autorità portuali. «Sono intuibili – ha proseguito Savasta – le ingenti ripercussioni che la pronuncia del Cga dispiega in vasti ambiti della vigente disciplina giuridica della portualità», tutte tematiche che sono ancora oggetto di ulteriori approfondimenti. Il percorso imboccato, su preciso input dell’Avvocatura dello Stato, è quello delle gare ad evidenza pubblica, così come avvenuto per il Terminal di Tremestieri. Ma il comandante della Capitaneria di porto Antonino Samiani ha obiettato che oggi, alla luce dell’esperienza maturata in questi anni, «forse è il caso di verificare se sia ancora attuale la sentenza del Cga o se sia preferibile percorrere strade diverse nell’interesse pubblico». Il segretario generale dell’Authority Francesco Di Sarcina ha chiarito che, «sebbene a oggi non risulti che sia stato chiesto l’esercizio di attività di traghettamento dalla Rada da parte di alcun vettore marittimo diverso dall’attuale gestore, ove viceversa ciò fosse accaduto tale autorizzazione non si sarebbe potuta assentire proprio per il fatto che a oggi le amministrazioni e gli enti interessati non hanno ancora dato tutti i necessari nullaosta all’esecuzione del progetto di risistemazione della Rada. Per questo, è necessario condividere in via preliminare le regole da applicare a partire dal prossimo settembre, quando scade la concessione, a tutela dell’interesse pubblico». Durante la riunione si sono levate voci molto critiche e anche qualche forte “provocazione”, come quella del comandante Calogero Ferlisi, il quale ha suggerito di non rinnovare più alcuna concessione alla Rada, «in modo da costringere il Governo nazionale a ripristinare lo stato di emergenza traffico, considerato decaduto dall’ottobre 2012, come se tutto fosse stato risolto. E invece la situazione si è aggravata, con un aumento dei rischi per la sicurezza e la pubblica e privata incolumità». Critico anche l’assessore provinciale Michele Bisignano, secondo il quale il rinnovo della concessione per la Rada e la questione del traghettamento non possono essere trattati asetticamente, richiamando solo sentenze e ordinanze. «Messina – ha dichiarato Bisignano – non può più sopportare il traffico dei tir in città». Secondo l’assessore, la durata concessoria deve essere la più breve possibile e dando per scontato il ricorso a una nuova gara pubblica («Non potremo mai accettare affidamenti diretti alle società private»), occorre apportare alcune modifiche al bando, con l’obiettivo principale di dare attuazione al Piano regolatore del porto che prevede la riconversione della Rada in porto turistico.