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Costo per gli stalli
riservati ai disabili
proventi delle multe

La “tassa sui disabili” dovrà essere cancellata. Non c’è alcuna ragione, infatti, perché la determina dirigenziale, firmata dall’ing. Mario Pizzino, che ha fatto gravare sulle spalle dei cittadini portatori di handicap i costi della segnaletica e della manutenzione degli stalli a loro riservati, resti ancora in vigore. E il motivo è nel provvedimento adottato da un altro dirigente, il comandante della polizia municipale Calogero Ferlisi, il quale ha esitato l’atto di ripartizione delle somme provenienti dalle multe e dalle contravvenzioni elevate dai vigili urbani. «Una parte dei fondi –precisa Ferlisi – è destinata a coprire i costi della segnaletica stradale e della manutenzione degli stalli per disabili ». Ragionevolezza e buon senso, discorso chiuso. O almeno si spera. Contro la decisione del dirigente comunale si è scatenata una vera e propria sollevazione popolare, ma il commissario straordinario di Palazzo Zanca ha ritenuto, almeno fino a ieri, di non dover procedere alla revoca della determina. La situazione economico-finanziaria è disastrosa, ognuno deve fare la propria parte, ma in questo caso – vista anche l’irrisorietà dei guadagni previsti per le casse dell’ente locale – si tratta di un inutile “accanimento” nei confronti di cittadini che lottano ogni giorno per superare gli svantaggi della loro condizione. Nel 2006 il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti emanò una circolare con cui si affrontava la questione della gratuità dei posteggi delimitati dalla segnaletica blu (a pagamento) allorché sono occupati da veicoli al servizio delle persone invalide munite di speciale contrassegno. «Non vi è dubbio – sottolineava il Ministero – che non si possa chiedere il pagamento di una tariffa oraria a chi, trovando occupato lo stallo a lui appositamente riservato, ne occupi un altro, peraltro non adeguatamente attrezzato a soddisfare in pieno le sue esigenze, potendosi imputare tale disagio anche a una mancata previsione, da parte dell’ente proprietario, di un maggior numero di stalli riservati». I disabili, quindi, non solo hanno il diritto di avere i propri spazi, ma anche il diritto di posteggiare nelle strisce blu senza essere costretti al pagamento del “gratta e sosta”. In verità, quella nota ministeriale successivamente è stata (inopinatamente) annullata dal Tribunale amministrativo del Lazio, che nel maggio del 2006 accolse il ricorso di una ditta incaricata della gestione delle aree di parcheggio a pagamento. Come sottolineato in una nota della direzione nazionale dell’Unione italiana per la lotta alla distrofia muscolare, «dopo quella sentenza ai cittadini disabili non rimangono strumenti normativi per invocare la gratuità incondizionata dei parcheggi regolamentati e a pagamento. Possono richiedere la gratuità della sosta, sempre se dispongono del “contrassegno invalidi” solo nelle aree custodite ma, se i posti riservati sono occupati da altri titolari di contrassegno, il pagamento è dovuto». Se il discorso sulle strisce blu resta, in qualche modo, controverso, il fatto che i disabili abbiano il pieno diritto di fruire gratuitamente degli spazi a loro riservati per legge dovrebbe essere incontrovertibile. Il Comune di Messina si è appigliato al verbo “potere”, anziché “dovere”, cioè i disabili “possono” richiedere la gratuita della sosta, ma alla fine la decisione spetta all’ente locale. Non c’è atto più odioso – lo abbiamo scritto più volte in questi giorni, purtroppo invano – del far risaltare una condizione di “svantaggio” con la scusa di affermare il principio che «tutti siamo uguali». Ma dov’è l’uguaglianza in una città dove il cittadino svantaggiato, oltre a patire le conseguenze del proprio stato e della diffusa inciviltà, si vede costretto addirittura a pagare il costo della segnaletica e della manutenzione, obbligato oltretutto a rivolgersi alle ditte indicate dal Comune. Situazione paradossale che lascia prefigurare – come evidenziato in un documento sottoscritto dall’Unione italiana ciechi e dall’Anmil –una chiara violazione delle norme internazionali e dei diritti essenziali riconosciuti alle persone con disabilità. È utile citare un passaggio di una lettera inviata a un quotidiano del Nord da un cittadino disabile: «Per alcuni il parcheggio è ambìto, per altri un ingombro, per altri ancora una necessità. Io sono uno di questi, un disabile che ha bisogno di quei famigerati stalli gialli, e non per divertirmi, per andare a fare la spesa o bere un caffé con gli amici, no signori: lo stallo giallo mi permette di vivere una vita quasi alla pari dei normodotati senza dover chiedere aiuto a nessuno ». Poi, la chiosa finale: «Posso garantirvi che, almeno una volta su tre, è occupato abusivamente e, purtroppo, quando una vettura espone regolarmente il contrassegno, il più delle volte è usato abusivamente». Sono questi i fenomeni da stroncare. È l’arroganza dei “furbi”, la tolleranza dei comportamenti illegali considerati “normali”, che vanno sradicate. Ma i diritti dei veri disabili, per favore, tuteliamoli.

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