"Un detenuto italiano ristretto nella Casa Circondariale di Messina è stato ricoverato con urgenza presso il “Repartino” dell’ospedale Papardo di Messina per sospetta Tubercolosi." Comincia così la nota del segretario generale aggiunto dell'Osapp, il sindacato delle agenti penitenziari, Mimmo Nicotra che ha reso noto il problema. Il detenuto in questione lavorava nella cucina della Casa Circondariale di Gazzi, per questo, precauzionalmente la direzione ha deciso di isolare anche tutti gli altri detenuti, entrati in contatto con l’uomo o che hanno lavorato negli stessi ambienti carcerari. Sempre secondo quanto denunciato da Nicotra, nel carcere di via consolare Valeria, è già stata avviata la necessaria profilassi di vaccinazione. Accessi negati ai familiari dei detenuto, alquanto preoccupati per la situazione che si è venuta a creare. Nessun commento, invece, da parte della direzione del carcere di Gazzi che ha scelto la via del silenzio, anziché fare chiarezza come sarebbe stato più opportuno vista la gravità del caso. Pesante il giudizio finale della di Nicotra: "E’ evidente – ha dichiarato il sindacalista - che episodi di questo tipo mostrano ancora, tutte le lacune della sanità penitenziaria italiana perché è impensabile, al giorno d’oggi, che il personale del Corpo di Polizia Penitenziaria debba correre evidenti rischi di contagio per loro stessi e le loro famiglie in assenza di protocolli periodici che possano prevenire o attutire l’impatto altamente deleterio di simili eventi contagiosi." Non c’è pace per il carcere di Gazzi che a febbraio è stato messo sotto la lente d’ingrandimento dalla capolista alla camera dei radicali Rita Bernardini, venuta a verificare le condizioni in cui vivono i detenuti a Messina.