Si preannunciava come un’edi - zione delle Barette in tono minore. Ma alla fine, se davvero così è stato, solo sotto l’aspetto “sceno - grafico”. La crisi economica che ha infatti costretto gli organizzatori della plurisecolare manifestazione religiosa a rinunciare o comunque a ridimensionare tutta una serie di elementi che hanno sempre reso ancora più spettacolare la processione – quest’anno addobbi floreali più modesti non tanto nella quantità quanto nella tipologia dei fiori, assenti la banda e i venti tamburi, tradizionalmente così importanti, con il loro rullare, nell’incitare i portatori dei simulacri nella faticosa “a ‘nchianata di Varetti” e comunque compensati da quelli suonati da quattro giovani della banda di Santo Stefano – non può toccare, come non ha fatto ieri, il sentimento religioso e il legame alle tradizioni. È stata dunque la grande devozione dei messinesi, come sempre d’altra parte, a riempire di suggestione un rito che caratterizza la Settimana Santa della città dal 1610. Sulla consueta grande partecipazione della comunità cittadina si era soffermato, prima dell’inizio della processione, Giacomo Sorrenti, il governatore della Confraternita del SS. Crocifisso, promotrice della manifestazione assieme all’Arciconfraternita degli Azzurri: «Le Barette, in cui tutti noi ritroviamo la nostra messinesità, camminano sulle spalle della fede. –aveva detto –Un sentimento che è garantito sempre, a prescindere dalla mancanza di finanziamenti ». Migliaia i fedeli infatti che hanno accompagnato i simulacri già dalla loro uscita dalla chiesa Nobili Arciconfraternite di Nostra Dama della Pietà degli Azzurri e della Pace dei Bianchi, da tutti più nota come Nuova Oratorio della Pace, nell’omonima via. In migliaia a “salutare” le undici sculture che fanno rivivere la Passione di Cristo: l’Ultima Cena, Gesù nell’orto degli Ulivi, la Flagellazione, l’Ecce Homo, la Veronica che asciuga il volto di Gesù, la Caduta di Gesù sotto la Croce, Gesù aiutato dal Cireneo, Gesù in Croce, l’Addolorata, la Deposizione e Gesù nel sepolcro. La partenza dei simulacri è stata preceduta da un momento di preghiera, presieduto da padre Alessandro Polizzi e da Sorrenti, all’interno della chiesa, dove erano presenti, tra gli altri, mons. Santo Gangemi e il rettore della Basilica Santuario di Sant’Antonio, padre Mario Magro. Successivamente la Confraternita ha voluto esprimere la sua riconoscenza a due rappresentanti delle istituzioni che, come ha sottolineato il governatore, hanno mostrato la loro vicinanza a questa tradizione cittadina così sentita: il presidente del Consiglio comunale, Pippo Previti, e il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone. Proprio grazie ai finanziamenti messi a disposizione dalla presidenza dell’Ars, ha spiegato il vicegovernatore della Confraternita, Pietro Corona, sarà possibile infatti restaurare le basi delle Barette, mentre gli interventi sui gruppi scultorei saranno affidati alla Soprintendenza. Il corteo, arricchito dalle tradizionali figure dei “Babbaluci” e delle graziose “Biancuzze”, che hanno sfilato davanti all’Addolorata, ha quindi intrapreso il suo percorso, fatto di pause e ripartenze, scandite dai poderosi colpi di martello sulle basi delle sculture, verso corso Cavour: qui, le Barette sono state raggiunte dall’altro corteo proveniente dalla Cattedrale, composto dalle confraternite cittadine e chiuso da mons. La Piana e dal reliquario della Santa Croce, posto sotto il baldacchino sorretto dai confrati dell’Arciconfrater - nita degli Azzurri e della Pace dei Bianchi, con in testa il suo governatore, Ermanno Crisafi. Le sculture hanno proseguito poi per la via Tommaso Cannizzaro, via Garibaldi, via I Settembre, piazza Duomo, dove l’arcivescovo ha impartito la benedizione. Quindi, dopo il suggestivo e spettacolare momento della caratteristica corsa della “a ‘nchianata di Varetti” lungo la via Oratorio San Francesco, il ritorno nella chiesa Nuova Oratorio della Pace. Infine, a chiusura della processione, la distribuzione dei pani di cena ai circa 270 portatori dei simulacri, mentre oggi, alle 11, toccherà ai fiori che hanno abbellito le sculture essere distribuiti per essere poi offerti ai defunti. Mai come quest’anno, forse, la processione della Barette, nel suo ripercorrere i dolorosi momenti della Passione di Cristo, è stata il simbolo del difficile momento che Messina e la sua comunità stanno attraversando. A sottolinearlo, è stato Nino Di Bernardo, custode della Baretta raffigurante l’Ultima Cena e già esperto dell’ex sindaco Buzzanca per la promozione degli eventi a carattere religioso: «Oggi in un certo senso viene rappresentata la passione di una città intera. – ha affermato – Un periodo di crisi che può essere superato solo se i messinesi, ma anche i rappresentanti delle istituzioni e della politica, resteranno uniti».