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Teatro a rischio
chiusura, appello
alla città

vittorio emanuele

  L’Ente Fiera in attesa di un nuovo liquidatore. La Camera di Commercio in procinto di essere commissariata, come lo è da sette mesi il Comune. E l’Ente Teatro a un passo dalla chiusura. Mentre in città impazza il “toto sindaco”, Messina perde pezzi, uno dopo l’altro, senza riuscire a reagire. Alla vigilia del “Rigoletto”, l’evento “clou” della tormentata stagione 2012-2013, che potrebbe anche non svolgersi a causa del preannunziato sciopero di tutte le maestranze, arriva un disperato “sos” da parte del consiglio di amministrazione del “Vittorio Emanuele”. «Riteniamo sia necessario – si legge in un documento dato alla stampa nel pomeriggio di ieri – avviare una battaglia comune per evitare che l’esiguità del contributo regionale previsto nella bozza del bilancio in discussione all’Ars (appena 4 milioni, insufficienti anche alle spese di gestione) porti alla cessazione totale dell’attività artistica e culturale del “Vittorio Emanuele”. Non è assolutamente pensabile che la città, già depauperata di molte altre istituzioni, rimanga priva del suo unico polo di spettacolo». Per questo, il Cda «invita l’intera classe politica messinese a un intervento energico e immediato » e chiede «l’appoggio sentito di tutta la cittadinanza, affinché non si disperda un patrimonio comune». E in questo scenario, il consiglio di amministrazione fa un appello anche alle sigle sindacali e ai lavoratori «a riconsiderare l’opportunità dello sciopero generale proclamato per martedì prossimo, che mette a rischio la prima di “Rigoletto” ». Viene rivendicata con forza, da parte del Cda, «la decisione di aver avviato questa produzione, interamente allestita dalle maestranze dell’Ente Teatro, pur nell’incertezza economica determinata dalla Regione. Si è voluto dare un forte segnale di vitalità artistica e di capacità produttiva. Tra l’altro, il Rigoletto è stato realizzato con un costo complessivo di circa 500 mila euro, molto minore di analoghe produzioni di Teatri siciliani (che ricevono un migliore trattamento complessivo da parte della Regione), ma pur sempre una cifra ragguardevole rispetto al bilancio dell’Ente. Vogliono le sigle sindacali – prosegue il consiglio di amministrazione – assumersi la responsabilità della perdita economica e d’immagine (nei confronti degli abbonati e non solo), quando invece la controparte comune è la Regione siciliana? ». È un appello che non intende mettere una pezza sulle troppe falle che hanno fatto sì che questa “nave” andasse alla deriva. «Per quel che riguarda la situazione complessiva – si legge ancora nel documento – sarebbe forse utile che tutti, Ente compreso, facessero il mea culpa, perché da molti anni tutto è immutato. E allora a chi giova far saltare la prima di un’opera tanto attesa dagli abbonati e dalla città? Sono da rispettare le posizioni di lavoratori e orchestrali ma la protesta, sicuramente legittima, non può oltrepassare i limiti tramutandosi in danno per l’Ente, per la comunità e, soprattutto, per gli stessi lavoratori del Teatro». Il Cda ricorda inoltre che «la trasferta di venerdì a Palermo del presidente ha consentito che fosse sbloccata la semestralità rimanente del 2011, ammontante a 3 milioni 481 mila euro, e ciò consentirà di pagare per intero i debiti del periodo». Per le tabelle di equiparazione, si attende che la Regione decida finalmente di applicarle, mentre la pianta organica è all’ordine del giorno del tavolo permanente al quale sono stati convocati i sindacati che hanno accettato il confronto (Fistel Cisl e Cisal). L’auspicio del consiglio di amministrazione è che anche le altre sigle possano ripensarci e partecipare alla riunione di mercoledì prossimo, durante la quale si dovrebbe parlare anche dei problemi dell’Orchestra. «Lavoriamo tutti per salvare il Teatro di Messina!», è l’appello finale. Verrà raccolto?3

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