È come un assist alla Pirlo, ora Crocetta è solo nell’area di rigore davanti alla porta sguarnita: non può sbagliare. Nella prossima settimana si attendono decisioni importanti sui destini della Zona falcata. Dopo la sentenza della I sezione del Tribunale civile di Messina, che ha riconosciuto la titolarità dell’Autorità portuale sulle aree della Falce, è arrivata l’ufficializzazione della mozione presentata all’Assemblea regionale siciliana dai deputati messinesi Filippo Panarello (primo firmatario) e Pippo Laccoto, insieme con il presidente della Commissione attività produttive Bruno Marziano, con la quale si chiede la soppressione immediata dell’Ente autonomo regionale portuale. Il governatore siciliano ha due strade. Aspettare che l’iter parlamentare della mozione si compia oppure precedere il confronto in Ars e assumere quel provvedimento che è nelle sue esclusive competenze: la firma di un decreto presidenziale di segno opposto a quello che diede origine all’Ente Porto nell’ormai lontanissimo 1953. Se è vero, infatti, che il Punto Franco di Messina venne istituito per legge – e per abrogarlo si sarebbe dovuto intervenire con un’altra legge, percorso ora impraticabile visto che due anni fa il presidente della Repubblica Napolitano ha inserito la legge del 1951 tra quelle “non abrogabili” –, è vero altresì che l’Ente incaricato di darne attuazione e di gestirlo è stato creato con atto del presidente della Regione. E non c’è nello Statuto siciliano una norma che stabilisce la “non abrogabilità” di vecchi decreti. Del Punto Franco si è detto e scritto di tutto e di più. Per secoli Messina è stata una città prospera grazie ai benefici che le furono riconosciuti da sovrani e vicerè. L’idea del 1951 aveva un senso ma la mancata attuazione di quanto previsto dalla legge ha impedito qualsiasi ipotesi di sviluppo. Poi, sono trascorsi i decenni, il mondo è profondamente cambiato, i Punti Franchi non esistono più in Italia (tranne a Trieste) e, in ogni caso, non è più possibile pensare di localizzare attività industriali e produttive in un fazzoletto di territorio in gran parte vincolato, con beni paesaggistici, culturali, storici, monumentali e ambientali da preservare, da liberare dal degrado, da valorizzare e restituire alla pubblica fruizione. Ben diverso è il discorso sulle Zona franche urbane, strumenti normativi agili le cui occasioni finora non sono state colte dalla nostra classe politica, in tutt’altre faccende affaccendata. Ecco, dunque, la necessità di riprendere in mano il governo del territorio, ciascuno con le proprie competenze. «Chiediamo al governo Crocetta – affermano i deputati che hanno presentato la mozione –di sviluppare tutte le iniziative necessarie per rilanciare le attività portuali, tutelare le iniziative produttive ecocompatibili esistenti, bonificare le aree degradate, valorizzare i beni culturali consentendo alla città, in una fase di grave crisi economica e sociale, di poter utilizzare aree di grande pregio per promuovere sviluppo economico sostenibile e per creare occupazione. La sopravvivenza dell’Ente Porto, dopo l’istituzione dell’Autorità portuale, appare contraddittoria con l’esigenza di una gestione efficiente delle attività portuali. La possibilità di realizzare il Punto Franco all’in terno della Zona falcata è assolutamente improponibile e la questione della titolarità delle aree con la recente sentenza del Tribunale civile è venuta meno». Coerente con le posizioni assunte anche negli anni scorsi, l’assessore provinciale alla Pianificazione strategica Michele Bisignano riafferma un concetto essenziale: «Sull’assurdo contenzioso in merito alle competenze nella Falce, ho sempre sostenuto che la soluzione andasse trovata in sede politico-istituzionale e non in’aula giudiziaria. Ma oggi, a maggior ragione dopo la sentenza del Tribunale civile, tale soluzione politica può contare su un ulteriore e fondamentale supporto perché venga adottata senza più indugi. Reitero, quindi, al presidente della Regione la richiesta di scioglimento dell’Ente autonomo portuale mediante l’adozione di un semplice decreto presidenziale. Una richiesta che visto, in sede di Comitato portuale, l’approvazione di un’unanime presa di posizione assunta da istituzioni locali, forze sociali e imprenditoriali, ordini professionali. Nel caso contrario, Crocetta dovrebbe chiarire quali siano gli interessi, politici e non, che continuano a garantire la permanenza di un ente del tutto inutile, servito solo a impedire finora la riqualificazione di aree fondamentali per lo sviluppo della città di Messina». Ma il governatore entro la prossima settimana dovrebbe assumere un altro provvedimento rilevante: la nomina del commissario straordinario alla Camera di Commercio, rimasta orfana del presidente e della giunta dopo la scadenza del mandato. Crocetta ha inviato commissari già a Ragusa e Catania (alle falde dell’Etna ha spedito una nostra vecchia conoscenza, il prof. Dario Lo Bosco, uomo dei mille incarichi, presidente di Rfi), ora tocca alla città dello Stretto.