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“Grattacieli” dei Franza,
è battaglia legale

 Il gruppo Franza contro il Comune. Non una,non due, ma ben tre volte. Una battaglia legale in corso su tre fronti, di cui due sono “gemelli” mentre l’altro è retaggio di una vecchia storia. Il gruppo imprenditoriale ha presentato infatti ricorso al Tar, attraverso due società della propria “galassia”, la Framon Hotel Spa e la Neptunia Spa, contro i provvedimenti con cui gli uffici di Palazzo Zanca hanno detto no ai tanto discussi “grattacieli”, le cosiddette torri, per cui erano stati presentati due progetti. Due operazioni di demolizione- ricostruzione, nel primo caso in via Tommaso Cannizzaro, dove al posto dell’hotel Royal avrebbe dovuto sorgere un palazzo di 14 piani (con aumento di volumetria del 25% rispetto allo stato attuale), nel secondo in via La Farina, dove buttato giù il palazzo dell’ex Bnl, si sarebbe dovuto costruire una torre di 18 piani (con incremento di volumetria del 35%). La motivazione che ha portato il Comune ad annullare in entrambi i casi la concessione edilizia che si era già formata, in realtà, col “solito” silenzio-assenso, è unica: la demolizione-ricostruzione, con aumento di volumetria, è sì prevista dal cosiddetto “Piano Casa” ma è consentita per gli edifici che sono già residenziali almeno dal 31 dicembre 2009. Sulla questione il Comune aveva richiesto un parere legale all’assessorato regionale Territorio e Ambiente, che aveva confermato quest’aspetto. I due palazzi, invece, sono un albergo e un ex istituto di credito, per questo per le due “torri” il dipartimento Attività edilizia «ha proceduto a completare il procedimento iniziato (...) ed avendo accertato la mancanza dei presupposti per la sua positiva conclusione ha proceduto all’annulla - mento». Ecco, Framon e Neptunia, entrambe rappresentate dall’avvocato Briguglio, chiedono di fatto “l’annullamento dell’annullamento”, dunque la conferma della concessione edilizia. Per quanto riguarda la torre di via Tommaso Cannizzaro, sostiene il legale, tutto ruota attorno alla «nozione di residenzialità », che per il Comune, evidentemente, va limitata all’uso abitativo, mentre secondo l’avvocato Briguglio è più estesa e da essa «è impossibile escludere l’edificio già destinato ad albergo», come nel caso del  Royal. Del resto, si legge nel ricorso, lo stesso Piano regolatore di Messina prevede, tra le norme d’attuazione, che «sono compatibili con la destinazione residenziale le attrezzature ricettive alberghiere ed extra alberghiere». Stesso concetto viene espresso nel ricorso presentato per il “grattacielo” di via La Farina, perché «la destinazione residenziale si rende inoltre compatibile» anche con attività come quelle «professionali e per uffici privati», come gli istituti di credito, dunque il palazzo ex Bnl. Inoltre, tornando al caso di via Tommaso Cannizzaro, Briguglio contesta che il Comune sostenga la violazione delle norme del Prg sulla volumetria, in quanto non ci sarebbero «precise indicazioni». Nel ricorso sull’ex Bnl, invece, il legale dei Franza lamenta il mancato esame, da parte del Comune, delle «puntuali e dettagliate considerazioni » presentate a tempo debito sulla legittimità dell’intervento. Insomma, sui due grattacieli i Franza non demordono. E battono cassa, con un atto di precetto da ben 2,2 milioni, stavolta attraverso l’avv. Claudio Rugolo e un’altra società, la Gf Building, per un’altra vicenda, che risale addirittura alla fine degli anni ‘80: il Comune autorizzò la Provincia ad occupare temporaneamente d’urgenza un terreno di proprietà dell’allora Residence dei Laghi, poi “Fraim”e poi Gf Building. Quasi dieci anni dopo, nel ‘96, nacque un contenzioso con tanto di risarcimento danni. Nel 2004 il tribunale ha già condannato Comune e Provincia a pagare la società dei Franza, pronuncia confermata nelo 2009 dalla Cassazione. Parte della controversia è già stata definita tra i Franza e la Provincia. Ora resta il Comune. Al quale è stato presentato, appunto, un atto di precetto da oltre 2 milioni.

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