Hanno respirato l’aria pulita dopo la “prigionia” passata in casa ieri pomeriggio, è stata di nuovo vita dopo la brutta storia. Ieri il gip del Tribunale per i minorenni Michele Saya ha “scarcerato” i due studenti sedicenni del liceo scientifico Archimede che dal 7 febbraio scorso si trovavano in regime di “permanenza in casa” - si chiamano così gli arresti domiciliari per i ragazzini -, con la pesante accusa di abusi sessuali su una loro compagna di classe. La ragazzina li aveva accusati denunciando tutto prima ai carabinieri e poi al pm dei Minori Giuseppina Latella. La svolta, oltre il trascorrere del tempo, l’ha data probabilmente l’incidente probatorio che s’è tenuto in forma protetta il 5 marzo scorso, per mettere a confronto la ragazza e i due suoi compagni. Scrive il gip Michele Saya nel suo provvedimento che si sono verificate una serie di circostanze, ovvero «un congruo periodo di applicazione della misura cautelare, l’osservanza delle relative prescrizioni, il conseguente effetto deterrente rispetto alla perpetrazione di ulteriori reati». Ma il gip va oltre, e cita a fondamento del suo provvedimento di revoca anche altri fattori determinanti, ovvero «... l’avvenuto espletamento dell’incidente probatorio, l’acquisizione delle numerose persone informate sui fatti e la circostanza che l’indagato e la persona offesa non frequenteranno più la stessa scuola». Poi il magistrato guarda al futuro, ovvero «la revoca della misura è funzionale altresì alle esigenze educative e risocializzanti del giovane, cui consentirà la frequenza scolastica e la partecipazione alle altre attività utili per la sua educazione». È mutato il quadro accusatorio dopo l’incidente probatorio, ovvero il confronto protetto tra accusati e accusatrice? È una decisione “fisiologica” visto il trascorrere del tempo? A questi interrogativi risponderà solo il prosieguo della vicenda processuale, per una storia che è stata al centro dell’attenzione di queste settimane e ha fatto riflettere molti sulla reale attenzione degli adulti dedicata ai ragazzi. La richiesta di incidente probatorio era stata avanzata dal sostituto procuratore Giuseppina Latella, il magistrato che sta conducendo l’inchiesta sui fatti avvenuti nella scuola. L’incidente probatorio è in pratica un “processo” che si svolge subito dopo un fatto che ha risvolti penali, per cristallizzare le prove, se c’è il concreto pericolo che con il passare del tempo i fatti possano perdere di genuinità, in attesa che con le procedure normali si celebrino l’udienza preliminare e poi l’eventuale processo. Achiedere la scarcerazione dei due sedicenni erano stati nei giorni scorsi i difensori degli studenti, gli avvocati Anna Scarcella, Rina Frisenda e Alberto Gullino, sottolineando per un verso come «in relazione al quadro indiziario non può non evidenziarsi come lo stesso sia apparso già notevolmente mutato già a seguito dell’attività probatoria svolta da entrambe le difese (in sede di investigazioni difensive), ma lo appare ancor di più a seguito dell’audizione della persona offesa in sede di incidente probatorio », e per altro verso «posta anche l’efficacia deterrente sortita dalla misura de qua (il minore è fortemente provato da quanto accaduto), nessun elemento lascia presagire un pericolo concreto di reiterazione dello stesso nel medesimo reato». Per altro verso in questa storia secondo il racconto iniziale della ragazza vittima degli abusi le circostanze in cui si sono svolti i fatti sono molto precise. Lei ha denunciato che «... già in data ... i due le facevano apprezzamenti pesanti e che ... alla presenza di altri compagni di scuola le disse che “vole - va... ” e che il ... in quella occasione approvava la proposta del compagno». La ragazza ha poi riferito che «... in data ... si trovava nel corridoio della scuola quando il ... l’ha presa da dietro con il braccio intorno al collo ma contemporaneamente la spinse verso la porta del bagno dei maschi spingendola all’interno dicendole “ fammi ...” ma lei riusciva a scappare». C’è stata anche una ulteriore fase temporale degli abusi sessuali, che sarebbe avvenuta in classe, quando «... il ... cominciò a stringerla toccandole il seno e che nel frattempo il ... gli diceva di “fargli ...” .... ad un certo punto il ... come era solito fare in classe, si era abbassato i pantaloni e gli slip continuando a dire di ... e dopo essersi alzato i pantaloni riusciva a prenderle la mano facendola appoggiare sulle sue parti intime sopra il pantalone... in quel frangente il ... appoggiava il braccio sulla sua spalla e nonostante cercava di divincolarsi, dicendo in continuazione di no, la vittima non si poteva muovere, mentre il ... le spostava la mano sui genitali del ...». Adesso, gli sviluppi futuri della vicenda, seguiranno il rigido protocollo della giustizia minorile.