Una giunta paritaria, composta da quattro donne e quattro uomini; un assessorato alle politiche giovanili e ai beni comuni; totale trasparenza con la pubblicazione di tutti gli atti amministrativi, ma soprattutto «merito e pari opportunità. Andrà avanti solo chi si mostrerà capace e competente, senza favoritismi». E’ così che Francesco Palano Quero, in corsa alle primarie (ancora in bilico) per la scelta del candidato sindaco della coalizione di centro-sinistra, immagina la “sua” futura squadra di governo. «Sappiamo di apprestarci a scalare l’Himalaya, ma siamo attrezzati con scarpe chiodate e picconi e alla fine raggiungeremo la vetta». Il paragone utilizzato dal presidente del IV Quartiere nel corso della presentazione della candidatura, avvenuta ieri pomeriggio al Teatro Annibale Maria di Francia, calza a pennello. Se le primarie dovesse andare in porto, la vittoria di Quero avrebbe appunto il sapore di un’impresa. «Ma noi ci crediamo – ha continuato – perché sentiamo che Messina è una città che ha bisogno di cambiamento, perché la gente, così come noi, non è più disposta ad accettare decisioni calate dall’alto». Un’affermazione con “destinatari” ben precisi, ovvero quegli «apparati politici, quei potentati, che per anni hanno tenuto in pugno la città e che adesso farebbero bene a fare un passo indietro, lasciando spazio a chi, come noi, vuole portare avanti un vero cambiamento». I renziani definiscono quella di Quero, una candidatura libera, avanzata cioè senza «aver chiesto permesso al partito» e che, proprio per questo, in caso di lieto fine, «ci consentirebbe, per i prossimi cinque anni, di prendere delle decisioni concrete senza passare al vaglio di nessuno – ha aggiunto Quero –. Con noi nessun accordo a tavolino ». Per il deputato Davide Faraone, responsabile regionale dell’area Renzi, scegliere Francesco Quero «significa puntare su un modo diverso di fare politica, alternativo alle regole imposte dalla vecchia classe dirigente. Ciccio ci ha messo la faccia, ha deciso di farlo senza “reti” ma solo con l’appoggio delle persone che veramente vogliono rinnovare il sistema». Intervento appassionato quello dell’amico di lungo corso, Alessandro Russo, presidente del 5.Quartiere: «Ci hanno definito visionari, ci hanno detto che siamo solo dei “figghiulazzi”. Eppure, la nostra lucida follia ci spinge a credere che vinceremo. A queste primarie non ci rinunciamo » ha affermato Russo, specificando «che se alla fine non se ne dovesse fare niente, non accetteremo nomi calati dall’alto, tutto va concordato e discusso. Soprattutto però vogliamo che il Partito spieghi alla gente perché le è stato impedito di scegliere liberamente i propri rappresentanti». Netto sulla necessità di indire le primarie con criteri il più possibili partecipativi, anche Gabriele Lo Re, segretario provinciale dei Giovani democratici: «Il voto deve essere aperto ai sedicenni, altrimenti sarà solo un finto coinvolgimento, perché escluderà quei giovani che, più di altri, hanno diritto di partecipare. Si tratta del loro futuro ». A presentare gli ospiti-amici di Francesco Quero, il padre Gianfranco, emozionato ma «felice perché per Messina potrebbe essere veramente il momento di cambiare in meglio dopo anni di declino». Parole affettuose sono state spese nei confronti di Quero, da parte di quanti lo hanno conosciuto in occasione delle battaglie politico-amministrative alla guida del Quartiere: l’avvocato Lillo Ferrara, del comitato Tirone, i rappresentanti della comunità di Pompei, Antonio Sofia e Giovanni Pino, il presidente dell’Arcigay Rosario Sidoti. Dunque, in attesa di conoscere l’amletico verdetto finale, primarie sì, primarie no, Quero e la squadra, accompagnati dal sottofondo musicale della celebre canzone dei Muse “Come On”, hanno già indossato scarponcini, imbracciato i picconi e sono pronti all’arrampicata.