Anche questa volta è andata, verrebbe da dire. Chissà quando sarà la prossima. L’apertura e la chiusura dell’approdo a sud in caso di mareggiate e la conseguente invasione di mezzi pesanti in città, è un film che i messinesi hanno visto a più riprese negli ultimi 7 anni. Quando il 3 aprile fu detto che con l’inaugurazione del porto di Tremestieri i tir non sarebbero più passati dalle strade del centro molti ci credettero, ma a distanza di anni, è diventata leggenda. Solo negli ultimi tre anni, da quando la diga protettiva si è schiantata sotto la pressione dei marosi, scene come queste si sono ripetute. Viale Boccetta, fino al tardo pomeriggio di ieri, sembrava quello degli anni 80-90. E poi il primo tratto del corso Cavour, la via La Farina e il viale Europa. Bestioni grandi come palazzi sfilano tra auto e pedoni a tutte le ore del giorno e della notte, spesso trascinandosi dietro qualche vita umana. Altra odissea, sono i lavori per la ricostruzione della diga protettiva che, in attesa del nuovo e definitivo approdo, altra lunga storia questa, dovrebbe proteggere il bacino di Tremestieri. Sono iniziati due anni fa, dovevano essere realizzati nell’arco di primavera ed estate, ma sono ancora a metà. Le mareggiate, le autorizzazioni che tardavano ad arrivare dalla regione, gli inconvenienti tecnici e quant’altro. A dicembre si disse che sarebbero stati ultimati nel corso di questa estate, adesso si parla di settembre-ottobre. In città le ondate di tir lasciano i segni: asfalto logoro e buche di ogni dimensione con le quali automobilisti e motociclisti devono fare i conti. E a poco servono i rattoppi con i quali Palazza Zanca tenta di porre rimedio. Sono come le briciole della fiaba di Pollicino. E intanto ci si continua a interrogare sulla destinazione dei fondi ecopass.